Qui Genova – Un convegno sul filosofo Hans Jonas
L’associazione di cultura ebraica Hans Jonas introduce al pubblico genovese il pensiero del filosofo ebreo tedesco da cui mutua il nome. In un’affollata conferenza a Palazzo Ducale si sono incontrati Paolo Becchi, docente di Filosofia del diritto, Donatella Di Cesare, docente di Filosofia del linguaggio e studiosa di filosofia ebraica, Emidio Spinelli, docente di Storia della filosofia alla Sapienza di Roma e Simone Regazzoni, giovane studioso genovese da poco licenziato dall’Università cattolica per aver pubblicato un libro sulla filosofia della pornografia. Tra il pubblico, numerosi giovani studiosi e dottorandi accorsi da molti atenei italiani.
Hans Jonas è il padre del pensiero ecologico contemporaneo, il primo che ha affrontato filosoficamente il problema dell’effetto dello sviluppo tecnico dell’umanità e del pericolo che questo rappresenta per il pianeta. È il teorico dell’esigenza – tutta moderna – di preoccuparsi per le sorti dei nostri nipoti e pronipoti.
“Abbiamo intitolato a Jonas la nostra associazione – spiega Tobia Zevi, uno dei suoi fondatori – perché è un filosofo ebreo nella cui biografia si ritrovano tutte le tappe della storia ebraica novecentesca, e tuttavia è una figura di cerniera, vive il proprio ebraismo in maniera problematica, eterodossa”. “Inoltre – motiva Zevi – nel suo pensiero vi è un forte impegno civile, un impegno etico di nuovo stampo, quello a favore delle generazioni future”.
Il rapporto che questo originale pensatore intrattiene con le origini ebraiche è, infatti, uno dei temi sviscerati dalla conferenza genovese. “Jonas forse avrebbe rifiutato l’etichetta di filosofo ebreo – afferma Donatella Di Cesare – tuttavia è ebraica la filigrana stessa della sua filosofia”, come egli stesso ebbe a riconoscere.
La perdita della madre, scomparsa nei campi di sterminio, è l’esperienza luttuosa da cui muove la sua riflessione contenuta nella celebre opera teologica Il concetto di Dio dopo Auschwitz, una voce ebraica. In essa, spiega la Di Cesare, si legge un tentativo “non di negare Dio, ma di ripensarne la presenza: nel creare il mondo Dio si è ritirato, ha rinunciato al suo potere fidando nella responsabilità dell’uomo”.
È proprio intorno al concetto di responsabilità che si delinea il nuovo paradigma etico proposto da Jonas. “Ben consapevole che il domani si prepara nell’oggi – continua la Di Cesare – Jonas delinea un’etica pervasa dall’ansia per la futura vivibilità del mondo”.
Uno degli ambiti filosofici che più impegnò Jonas è la bioetica. Essa, spiega il professor Becchi, “rappresenta l’applicazione del principio responsabilità”. La bioetica di Jonas affronta le problematiche filosofiche dell’inizio e fine vita: è questo l’ennesimo esempio di come il peogresso tecnico e le nuove possibilità che esso apre dettino l’agenda filosofica di un autore – Jonas – profondamente calato nella sua epoca. “Il concetto cardine della bioetica di Jonas – continua Becchi – è la dignità dell’uomo”, dignità su cui si fonda il diritto dell’uomo a essere padrona della propria vita e anche della sua fine. Perciò un medico cui il paziente chieda di sospendere le cure deve esaudire tale desiderio.
Come nota Emidio Spinelli, imperniandosi sul principio della responsabilità, la morale elaborata da Jonas è “un’etica del fare ma anche del non fare”, dell’impegno come dell’astensione.
Presente in sala, il rabbino di Genova rav Giuseppe Momigliano non può non segnalare l’analogia con il sistema morale della tradizione ebraica: “Le mizvoth sono positive oppure negative, ta’aseh e lo ta’aseh, farai e non farai”.
Manuel Disegni