Qui Torino – La città restituisce l’Aron alla Comunità

Bentornato Aron Hakodesh. Dopo oltre un secolo, la Comunità ebraica torinese ha festeggiato ieri la Teshuvà, inteso come ritorno, dell’Aron che nel 1884 l’allora Università Israelitica di Torino donò alla città. Un evento di grande importanza che ha visto la larga partecipazione e interesse degli ebrei torinesi. Frutto della collaborazione fra Comunità, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte e Fondazione Torino Musei, la restituzione in comodato d’uso dell’Aron, come sottolinea il neoconsigliere UCEI Giulio Disegni, promotore dell’evento, testimonia il grande legame storico fra la realtà ebraica piemontese e le istituzioni locali. “Un riconoscimento – spiega in apertura il presidente della Comunità Tullio Levi – del ruolo della comunità ebraica nella società che assume un significato ancor più pregnante alla vigilia dei 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia”. Dell’importante collaborazione istituzionale portata avanti per organizzare l’evento hanno parlato Giovanna Incisa Cattaneo, presidente della Fondazione Torino Musei, e Edith Gabrielli, soprintendente per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, sottolineando il valore del museo come luogo in cui la memoria non solo è conservata ma può essere restituita.
Conservato nei locali di Palazzo Madama (che ha portato avanti il progetto di restauro), l’Aron Hakodesh, dorato e decorato con fregi e figure architettoniche che simboleggiano il Tempio di Gerusalemme, è il più antico arredo ligneo proveniente dalle sinagoghe del vecchio ghetto torinese. Dopo l’emancipazione degli ebrei del Regno Sabaudo nel 1848 e con la costruzione dell’attuale sinagoga, la comunità decise di donare l’Aron alla città come segno di riconoscenza e fiducia nelle istituzioni. A testimoniarlo, una lettere dell’allora presidente Alessandro Foa diretta al direttore del Museo Civico, Emanuele D’Azeglio, letta davanti al folto pubblico dall’attore Francesco Maraveti. “Forse se non l’avessero fatto, oggi non potremmo festeggiare la chiusura di questo ciclo, il ritorno dell’Aron” ricorda Giulio Disegni, facendo riferimento ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che, peraltro, cancellarono la gran parte dell’Archivio della Comunità.
Il percorso di ricerca e restauro dell’arredo, come sottolinea Cristina Mosetti della Soprintendenza, è iniziato recentemente ed è terminato con un grande successo: il ritorno nell’alveo originale ovvero la Comunità ebraica. Dopo i cenni storici e artistici della studiosa Sharon Reichel che ha collocato l’origine dell’Aron intorno al Settecento (in concomitanza con l’istituzione del ghetto a Torino per volere dei Savoia), rav Alberto Somekh ha dato il suo “benvenuto” all’Aron. “Teshuvà significa pentimento, risposta ma anche ritorno – ha ricordato il rav – per cui in questa occasione diamo il bentornato all’Aron Hakodesh”.
Prima dell’inaugurazione ufficiale, il pubblico si è raccolto nella sinagoga piccola per ascoltare in silenzio la voce di Shemuel Lampronti, che ha eseguito canti rituali ebraici secondo il minhag piemontese. Poi tutti assiepati ad ammirare il prezioso Aron Hakodesh, tornato dopo oltre cento anni dove un tempo non aveva trovato posto, la sinagoga di Torino.

Daniel Reichel