Qui Roma – Identità ebraica e pensiero europeo
L’Europa moderna si basa su molteplici identità culturali tra cui la radice religiosa e di pensiero che viene comunemente definita “giudaico-cristiana”. Ma la fusione tra ebraismo e cristianesimo in un unicum identitario è pertinente? Un grande convegno internazionale organizzato dall’Università Sapienza di Roma al dipartimento di Filosofia di via Fea dal titolo Radici ebraiche dell’Europa: messianismo sabbatiano, spinozismo, riflessioni sulla Shoah cerca di attrarre in questi giorni l’attenzione su alcuni aspetti peculiari del pensiero ebraico moderno mostrando come spesso abbia avuto vita propria rispetto al contesto culturale di riferimento. Il convegno analizza in particolare tre momenti storici e filosofici dell’ebraismo – il messianismo di Shabbatai Zevi, lo spinozismo, la riflessione dopo la Shoah – affidando ad alcuni studiosi di livello internazionale la definizione delle singolarità di queste esperienze considerate ormai a pieno titolo elementi fondanti del moderno pensiero europeo. Il convegno è stato inaugurato ieri pomeriggio dalla professoressa Irene Kajon alla presenza di docenti universitari, rabbini e studenti di filosofia. Primo ad intervenire il livornese Alessandro Guetta (From Hebrew to Italian: the early modern Biblical translations as a symptom of Christian-Jewish proximity), a cui sono seguiti gli interventi di Yirmiahu Yovel (Spinoza, Sabbetai Zevi and the Marrano experience), Cristina Ciucu (The metaphysical foundations of the Sabbatean movement as reflected in the work of Nathan de Gaza), Giuseppe Veltri (Riflessione sulla natura anticonformista del pensiero ebraico nel Novecento), Jack Bemporad (Hans Jonas on God after Auschwitz: a personal reflection) e Mariangela Caporale (L’antigiudaismo come ragione teologica del cristianesimo: la riflessione nordamericana al cospetto di Auschwitz). Il dibattito sui tre fronti culturali del convegno è stato arricchito nella mattina odierna (coordinata dalla filosofa Donatella Di Cesare) con i contributi di Diana Matut (Mame loshn, not loshn koidesh: Yiddish literature as the bearer of European thoight), Alessandro Gebbia (Satana a Goray: Isaac Bashevis Singer e il sabbatianesimo), Moshe Idel (Melancholic Elite: from Sabbetai Zevi to Gershom Scholen), Saverio Campanini (Die Hybris des Juden, alle origini della teologia sabbatiana di Gershom Scholem) e Fiorella Gabizon (Israel Zangwill: da Sabbetai Zevi a Theodor Herzil). Nel pomeriggio i lavori riprenderanno con una lezione del rav Roberto Della Rocca (Dimensione ebraica tra particolarismo e universalismo) seguita dagli interventi di Amire Meir (The binding of Issac in past and present Jewish commentaries), Myriam Bienenstock (Cohen et Rosenzweig face à Spinoza), Orietta Ombrosi (La filosofia o la tentazione dell’universale secondo Levinas), Emilia D’Antuono (L’idea platonica dell’ebraismo e la comprensione di sé della modernità) e Gianluca Attadeno (Tra scienza e vita: l’eredità ebraica per il dibattito bioetico europeo). Protagonisti dell’ultima giornata di studi che si aprirà mercoledì mattina alle 9 saranno Paolo Bernardini e Gabriele Mancuso (Gesuiti, lumi e rabbini, la controversia Briel-Pinamonti a inizio Settecento), Massimo Giuliani (La teologia ebraica post Shoah di David Weiss Halivni), Michael Morgan (Mending the world after Auschwitz: Fackenheim on the encounter between Judaism and modern philosophy), Paola Ricci Sindoni (La dimensione onto-etica della resistenza: Emil Fackenheim e la Shoah) e Nunzio Bombaci, Giovanna Costanzo, Anna Lissa e Lucrezia Piraino che chiuderanno i lavori con un intervento congiunto in cui verrà fatta una panoramica ad ampio raggio sui contributi e sulle prospettive della filosofia sulla Shoah.
Adam Smulevich