L’intelligenza di Sgarbi

Buona parte dell’intervista rilasciata da Vittorio Sgarbi, pubblicata sull’ultimo numero di HaTikwa, è dedicata all’episodio – già a suo tempo ampiamente pubblicizzato – del presunto atteggiamento eccessivo e scortese che nei confronti del critico d’arte avrebbero assunto, tempo fa, gli addetti alla sicurezza dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv: un comportamento giudicato dall’interessato tanto molesto e inopportuno da indurlo ad affermare che non avrebbe più messo piede in Israele, scelta che appare confermata nella suddetta intervista. Alla base del risentimento, spiega Sgarbi, c’è soprattutto il fatto che lui era andato in Israele essendo stato invitato, e ciò lo avrebbe dovuto esentare dai necessari controlli di routine: “ero ospite di Israele, sapevano perfettamente chi ero… Se uno va in Israele spontaneamente è giusto che facciano i controlli che vogliono. Se uno invece va come ospite deve essere rispettato, non c’è nessuna ragione perché sia temuto come un nemico… Se un ebreo viene a casa mia non faccio nessun controllo”.
Essendo Sgarbi notoriamente considerato persona di intelligenza fuori dal comune, tali considerazioni meritano qualche commento:
1) Gli addetti alla sicurezza del Ben Gurion non mancano mai a nessuno di rispetto, che sia invitato o no, e non trattano nessuno “da nemico”, ma tutti come persone che possono essere usate, anche a loro insaputa, da possibili nemici. Sgarbi pensa forse che i “nemici” si presentino con un ghigno sadico e un pugnale tra i denti?
Siamo sicuri che Sgarbi non fa nessun controllo su chi va a casa sua, ebreo o no, per il semplice motivo che non c’è nessuno che minacci di farlo saltare in aria con qualche bomba. Il massimo che ha rischiato, in vita sua, è qualche fischio. Forse per Israele il discorso è un poco diverso. Ma, nonostante l’aeroporto Ben Gurion sia il target n. 1 dei terroristi di mezzo mondo, esso resta tuttavia l’aeroporto più sicuro del pianeta, grazie proprio alla pignoleria di quei solerti addetti alla sicurezza che tanto hanno infastidito Sgarbi. Strano che una persona della sua intelligenza mostri di non capirlo, e apprezzarlo.
Sgarbi non dice da chi è stato invitato in Israele, se dal governo, da un’Università, un’istituzione culturale o altro. Ma la cosa, in ogni caso, non ha alcuna importanza, così come non ha alcuna importanza, ai fini della sicurezza, se uno va in Israele invitato da qualcuno o no. Se anche Sgarbi fosse stato invitato, per esempio, dal Presidente dello Stato in persona, neanche il Presidente stesso avrebbe potuto influire sui meccanismi di sicurezza, che sono necessariamente inderogabili e, per definizione, non ammettono eccezioni. Certo, secondo un ragionamento “all’italiana”, secondo cui “gli amici degli amici” o i “Lei non sa chi sono io” devono avere un trattamento diverso, Sgarbi non avrebbe “fatto la fila”, come ogni comune mortale. Ma questo Israele non se lo può permettere, nell’interesse dei suoi milioni di visitatori. Strano, ancora una volta, che un’intelligenza così raffinata non arrivi a comprenderlo.
Le numerose volte che sono andato in Israele (molto spesso, da invitato, come Sgarbi), sono sempre stato sottoposto, ovviamente, ai controlli di scurezza, e ho sempre provato gratitudine per quei ragazzi impegnati in un lavoro ingrato, duro e stressante, nel quale anche una piccola distrazione potrebbe rivelarsi fatale. Quasi sempre sono stato trattato con grande cortesia e affabilità, e qualche volta anche, come è umano con accada, in modo un po’ sbrigativo. Può anche darsi (anche se non me ne ricordo) che talvolta io abbia un po’ bofonchiato per la rigidità di un addetto particolarmente zelante. Ma se avessi trasformato il mio malumore verso un responsabile della security un po’ brusco in una generale insofferenza verso lo Stato ebraico, nel suo insieme, avrei dimostrato lo stesso livello di intelligenza di Sgarbi. Che però, per fortuna, è irraggiungibile.

Francesco Lucrezi, storico