morte…

““…cessò di vivere (vaygwà) e si riunì (vayeàsef) alla sua gente” (Bereshit 49:33). Questo modo di definire la morte del patriarca Ya‘akov, senza nominarla (wayamot), induce i chakhamim ad affermare che “Ya‘akov non è morto”. Cosa intendono dire i saggi? Per capirlo bisogna far ricorso ad un concetto mistico. Al nostro patriarca, è collegato – in particolare – l’attributo “Emet-verità” che rappresenta, tra l’altro, la visione di un mondo materiale come mezzo per raggiungere quello spirituale. La morte, dunque, è solo corporea e la Torà vuole trasmettere questa verità attraverso il patriarca Ya‘akov/Emet, colui che in gioventù fece un magnifico sogno: una scala, piantata sulla terra (‘olam hazè) che arrivava fino in cielo (‘olam habbà). Dedicato le‘illuy nishmat harofè hamekubal haEloky Rabbì Moshè David Valle, del quale ieri ricorreva l’anniversario (7 Tevet 5537)

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova