Demografia e sberle

Sarà probabilmente un’impressione personale, anche perché di dati reali ne abbiamo assai pochi a disposizione e fondati su statistiche non omologabili. Però a me pare che il continuo, persistente e mai contraddetto lamento che riguarda la curva demografica dell’ebraismo italiano sia fondato su una visione passatista e poco convincente. Si sente ripetere come un mantra che siamo in decadenza, che le piccole comunità stanno scomparendo, che di qui a poco tempo si supererà la massa critica e non resterà nulla. E a queste considerazioni si aggiunge una visone idilliaca del tempo che fu, delle realtà sociali numerose di un passato tuttavia fumoso e dai lineamenti poco definiti. Io la vedrei diversamente: intanto gli ebrei in Italia non sono solo gli iscritti alle nostre comunità (non ne faccio una questione di valutazione positiva o negativa, si tratta di un dato bruto, su cui troppo spesso le comunità non intervengono). Ma a prescindere dai numeri, se devo fare un confronto fra la quantità e l’intensità di vita e di iniziative a tutti i livelli che costruiamo quotidianamente, credo che non ci sia proprio paragone fra la vivacità dell’ebraismo italiano di oggi rispetto alla pochezza di quanto espresso 40 o 50 anni fa, per non dire degli anni di inizio Novecento. Se questo è vero, la proposta avanzata al Congresso UCEI di procedere a una accurata indagine socio demografica per capire di chi stiamo parlando quando si parla di ebrei in Italia mi sembra una buona idea per smettere di procedere per lamentazioni e fondare le nostre politiche di programmazione sociale e culturale su dati certi. Mi aspetto di scoprire che mai in Italia c’è stato un numero così cospicuo di minianìm, che la letteratura ebraica produce come mai nel passato, che la conoscenza della lingua ebraica è una realtà in crescita, che sorgono ogni anno nuove inedite iniziative in ogni campo, e che l’unico indicatore che rimane immutato nelle statistiche storiche dell’ebraismo italiano è il livello di rissosità interna: su quello rimaniamo saldi e inarrivabili, continuando a prenderci a sberle oggi come nel lontano passato.

Gadi Luzzatto Voghera, storico