esilio della parola…

Alla richiesta divina di andare a svolgere la missione di liberare il suo popolo dalla schiavitù, Moshè cerca di sfuggire con vari argomenti. Uno di questi è la sua difficoltà ad esprimersi: “sono pesante di bocca e pesante di lingua” (Shemot 4:10). La risposta divina è “chi è che mette la bocca nell’uomo o fa il muto o il sordo? … sono Io, il Signore” (v.11). Sembrerebbe a prima vista un problema personale di Moshè e forse una sua scusa. La tradizione mistica allarga la prospettiva. Come c’è l’esilio della persona e del popolo, così c’è l’esilio della bocca e della parola. L’incapacità di mettere le parole al posto giusto, specialmente quando queste parole potrebbero avere un ruolo decisivo. Ma qualche volta, come per l’esilio, questa situazione può diventare una scusa. Bisogna sapere che come si è andati in esilio, così se ne può tornare, e Chi ti ha esiliato ti potrà far tornare.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma