Facebook – Web 2.0? “Cospirazione giudaica”

Dal 2007 fra i dieci siti più visitati al mondo. Oggi al secondo posto, dietro al gigante Google, nella graduatoria del traffico dei siti mondiali, almeno secondo Alexa, una delle compagnie più autorevoli che si dedicano all’analisi del mondo del web. Di chi stiamo parlando? Di Facebook naturalmente, la rete sociale globale che in pochi anni ha rivoluzionato il mondo della comunicazione.
Il suo inventore, all’epoca studente di Harvard, è Mark Zuckerberg (classe 1984), aiutato nella fase embrionale del progetto anche dai colleghi Andrew McCollum e Eduardo Saverin e dai suoi compagni di stanza Dustin Moskovitz e Chris Hughes (per l’iniziale promozione del sito). È così che Facebook ha dato il via alla sua espansione mondiale: conquistando prima l’interesse degli studenti di Harvard, raggiungendo poi l’università di Stanford, la Columbia university fino all’università di Yale. In soli sei anni è diventato il social network più popolare al mondo e Zuckerberg, con 500 milioni di amici, grazie alla sua idea, è diventato il più giovane miliardario della storia. Ma il successo si sa non è tutto rose e fiori e ha portato con sé complicazioni personali e legali.
Il giornalista e scrittore americano Ben Mezrich ha raccontato, in Miliardari per caso, la vicenda dei due amici, Saverin e Zuckerberg. Una storia di soldi e successo ma anche di amarezze e dissidi e un rapporto finito male, fra tribunali e recriminazioni. Al libro si aggiunge ora il film The Social Network, in questi giorni nella sale americane.
La regia è di David Fincher mentre la sceneggiatura è di Aaron Sorkin. Il film è giocato tra racconto fedele e romanzo sull’avventura del suo fondatore (interpretato da Jesse Eisenberg) e dimostra che con milioni di amici è inevitabile farsi dei nemici. Il film prodotto da Kevin Spacey, Scott Rudin, Dana Brunetti, Michael De Luca e Cean Chaffin, la cui fonte principale di ispirazione è stata proprio il libro Miliardari per caso, ha chiuso il primo weekend di programmazione con il primo posto al botteghino e un discreto incasso, 23 milioni di dollari, e arriverà in Italia il 12 novembre. Ma accanto alla fiction c’è la vita reale. Fra le altre complicazioni legali che hanno colpito Facebook e Zuckerberg in prima persona, si è aggiunta da qualche giorno, sulla testa del giovane miliardario, una pesante imputazione: il pubblico ministero pakistano ha accusato il social network, di aver violato il codice penale del Paese dal momento che uno dei milioni di utenti di Facebook ha pubblicato un’immagine di Maometto, mentre il codice penale del luogo lo vieta espressamente e prevede per atti di questo tipo la pena di morte. La Corte pakistana ha bloccato l’accesso al sito web (nonché ad altri 450 siti definiti dal governo antislamici). Decisione accolta con favore da tutte quelle figure estremiste del mondo islamico, convinte che l’ultima evoluzione del web, detto Web 2.0, che sta ad indicare l’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente, di condivisione e scambio fra utenti in rete, sia frutto di una cospirazione ebraica.
Ma i pregiudizi e le maldicenze hanno sempre un piccolo fondo di verità. L’inventore di Facebook, per chi non lo sapesse, è ebreo, come ebrei sono molti leader delle più famose aziende informatiche fra le quali: Google, Oracle, Wikipedia e eBay, fra i nomi di spicco ricordiamo Sergey Brin, Larry Ellison, Jimmy Wales.
Dietro a gran parte delle nuove tecnologie del Web 2.0 è ravvisabile la storia del popolo ebraico. Con la Diaspora e il sorgere di piccole Comunità ebraiche sparse in tutto il mondo nacque l’esigenza di mantenere vivi i legami o meglio l’identità e l’attaccamento ai valori religiosi ebraici di un popolo così disperso. E con la dispersione i canali di comunicazione e le gerarchie religiose si sono inevitabilmente frammentate e decentralizzate, dando spazio così a un confronto fra pari e democratizzando la comunicazione.
Fra i fondamenti dell’ebraismo infatti l’apertura al confronto, la discussione aperta e le varie interpretazioni sui dogmi rappresentano da millenni la logica che si cela dietro alla religione. Agli antipodi quindi degli estremisti musulmani i cui valori sono basati su di una forte gerarchia e chiusura totale a ogni ingerenza esterna. L’invenzione rivoluzionaria di Zuckeberg e il cambiamento radicale nel modo di comunicare promosse dai recenti sviluppi tecnologici risiedono perciò proprio in una delle massime ebraiche ma l’utilizzo del web per la condivisione e il confronto, in pieno spirito ebraico, può causare non pochi problemi a quei regimi totalitaristici e oppressivi caratteristici di alcuni ambienti islamici.
Per fortuna a giudicare dalle statistiche, che fanno di Facebook uno degli strumenti più utilizzati sul web, sembra proprio che ci sia chi sa apprezzare lo spirito del confronto promosso dall’ebraismo.

Valerio Mieli, Pagine Ebraiche, novembre 2010