Eroi, ciclisti e giornalisti
La redazione del Portale dell’ebraismo italiano, che offre un contributo determinante anche alla realizzazione del notiziario quotidiano l’Unione informa e del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, ha chiamato a raccolta collaboratori formidabili e giovani giornalisti che lavorano in silenzio dimostrando sul campo, giorno per giorno, il proprio valore. Ogni redattore, come è giusto che sia, ha i suoi punti di forza e le sue debolezze. Non mi sentirei di definire una scala di bravura fra i colleghi. Mi accontento di dire che per me lavorare con questa redazione è un immenso onore. Il collega Adam Smulevich, protagonista di uno scoop dedicato all’eroismo di Gino Bartali che appare sul numero di gennaio di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione, è stato ripreso con paginate intere nelle scorse ore da tutta la stampa che conta (dall’Osservatore romano, che ha proposto ai suoi lettori la versione integrale dell’articolo, alla Gazzetta dello Sport, che ha offerto a Adam l’onore di scrivere con la sua firma per la prima volta una intera pagina in carta rosa, da Repubblica al Corriere della Sera). Grazie a questo collega, a tutti i colleghi che gli sono stati accanto e alla sua Comunità di Firenze, presieduta da Guidobaldo Passigli, che ha consentito la realizzazione del suo praticantato giornalistico.
Il lettore avrà modo di constatare come a Adam e al suo ottimo lavoro in questo numero, forse per un eccesso di severità, non abbia concesso nemmeno un richiamo in prima pagina. Vorrei però dire pubblicamente quanto mi abbia emozionato fare da gregario e tirare la volata a un collega di 25 anni che crede e fa onore, nel nome degli ebrei italiani, a questo lavoro che è il nostro.
Con i suoi articoli ha reso giustizia a un grande campione sportivo che al protagonismo degli imbecilli preferì il coraggio silenzioso degli eroi. Ma soprattutto ha reso giustizia a una comunità ebraica, quella di Fiume da cui è originaria la sua famiglia, che fu italiana e che soffrì più di ogni altra delle persecuzioni. Una realtà oggi dimenticata e devastata dalla distruzione e dell’esilio, di cui si era voluta cancellare anche la memoria, che guarda ancora e non ha dimenticato la propria città adriatica posta alla cerniera della nuova Europa. L’incontro fra Adam, il fiumano Giorgio Goldenberg che ha offerto da Israele la sua testimonianza e molti altri segni e persone di questa gente coraggiosa che nel secolo scorso ha pagato il prezzo più alto e continua ad affrontare dignitosamente la dispersione, lontana dall’orizzonte del golfo del Quarnero, ha rappresentato il soffio in più per trovare, nel nome dell’ebraismo italiano e degli ebrei di Fiume e di Abbazia, l’ultimo slancio.
Nei prossimi giorni, quando saremo chiamati a partecipare alle molte celebrazioni dedicate al Giorno della Memoria, ricordiamoci che la nostra affermazione della Memoria non può ridursi a vittimismo o celebrativa ripetizione, ma deve essere solo ancora un colpo di pedale verso il futuro.
gv