Merkel in Israele: “Un Iran nucleare sarebbe una minaccia per il mondo intero”

Visita ufficiale in Israele per la cancelliera tedesca Angela Merkel. La visita si inserisce nel contesto delle annuali consultazioni tra i governi dei due paesi che in queste occasioni si riuniscono in seduta congiunta. Rispondendo in una conferenza stampa alle critiche di chi in Israele accusa l’ Occidente di aver “scaricato” il presidente egiziano Hosni Mubarak, la signora Merkel ha negato che questo sia il caso affermando invece di avergli ribadito, ancora ieri in un colloquio telefonico, cose già ripetutamente dette in passato: cioé l’urgente necessità di venire incontro alle richieste del popolo egiziano, prima fra tutte quella di libertà e di libere elezioni. Davanti all’attuale confusa situazione interna egiziana, densa di rischi e di incognite, la signora Merkel ha detto che é necessario che il governo cairota “apra subito un dialogo con i rappresentanti delle classi più povere” della popolazione egiziana, evitando il ricorso a misure repressive. Inquietudine è stata espressa dal premier Netanyahu per il timore che in Egitto possano arrivare al potere forze islamiche radicali, tali da trasformare il paese in un nuovo Iran. Altro tema sull’ agenda è stato l’ Iran. Rispondendo alla richiesta di Netanyahu di una più dura posizione della comunità internazionale, rafforzata da una credibile minaccia militare, se l’ Iran non cesserà un programma nucleare che si teme abbia il fine di produrre armi atomiche, la Merkel ha detto che invero un Iran nucleare sarebbe una minaccia non solo per Israele ma per il mondo intero. Sulla questione del processo di pace, la signora Merkel non ha avuto esitazioni nel chiedere a Israele la fine della politica di insediamenti nei territori occupati e nell’affermare che la ripresa dei negoziati di pace – sospesi dai palestinesi lo scorso settembre per il rifiuto di Israele di rinnovare una moratoria sugli insediamenti – non è procrastinabile, tanto più in considerazione dei tempestosi venti che spirano sulla regione. Per Netanyahu il ritorno alle trattative dirette resta la sola via per arrivare a una vera pace ancorata però a ferree garanzie di sicurezza per Israele.