…Luzzatti
E’ passato curiosamente inosservato il centenario del governo presieduto da Luigi Luzzatti (1841-1927), primo e unico ebreo nella storia d’Italia a ricoprire la carica di primo ministro (31 marzo 1910-29 marzo 1911). Si discutevano in quegli anni questioni che suonano familiari alle nostre orecchie. Nel programma di governo si proponeva una riforma della legge elettorale e una riforma del Senato e della Camera dei Deputati. In particolare si prevedeva un’estensione del suffragio a tutte quelle persone (uomini naturalmente, il suffragio femminile era allora una chimera) che potessero dimostrare di “saper leggere e di saper trascrivere un brano stampato, di saper leggere e scrivere i numeri”. Cent’anni fa lo si chiedeva agli italiani analfabeti, ora regole simili vengono richieste agli stranieri che vogliano venire a lavorare e vivere in Italia (ma naturalmente non concediamo loro il diritto di voto, neppure alle elezioni amministrative: strana concezione di cittadinanza e di eguaglianza). Sempre nel programma di governo si proponeva di introdurre il sistema elettorale proporzionale. E la crisi di governo fu determinata da un dibattito su questioni di ordine pubblico: all’epoca protestavano soprattutto i braccianti e si registravano i primi grandi scioperi ferroviari e industriali, oggi studenti e operai, ma il dibattito in parlamento era incentrato anche allora sul comportamento delle forze dell’ordine. Quando si trattò di commemorarlo, dopo la sua scomparsa nel 1927, il settimanale Israel ricordò Luzzatti in forma amichevolmente critica, scrivendo un breve ritratto che è una piccola autobiografia dell’ebraismo italiano del ‘900: “Fu dei nostri, fu un ebreo, ebbe impresso il suggello della nostra gente su tutta la sua genialità … : quando lo seppe e quando lo ignorò, quando lo affermò e quando preferì ignorarlo, ebreo nei pregi e nei difetti della sua personalità. Poco importa che gli fosse sfuggita, per le fatali vicende della sua generazione, la definizione della sua e dell’universale ebraicità… Certo, è angoscioso per noi dover pensare che questo meraviglioso prodotto della sua stirpe, non abbia, per le vicende del suo tempo, potuto, egli che tante cose poté comprendere e sintetizzare col suo ingegno possente e versatile, riconoscer e comprendere l’essenza permanente, i valori universali d’Israele, le sue volontà, le sue speranze. La visione della sua ebraicità aveva dovuto limitarsi a ristretti confini, il senso grande e avvivatore dell’unità di Israele, gli era mancato… Per il bene che volle e che fece, sia il suo nome ricordato a benedizione …”.
Gadi Luzzatto Voghera, storico