La nostra storia, la difesa della Costituzione
Il Presidente dei valori che uniscono, del dialogo, del confronto, dell’apertura alla società. Ma anche quello dell’impegno per una nuova informazione. Nel disegno di Giorgio Albertini, Renzo Gattegna con alcuni giornalisti praticanti della redazione del Portale dell’ebraismo italiano e con la giornalista Daniela Gross che lo ha intervistato.
“Una politica per i giovani – ha affermato fra l’altro Gattegna nella sua relazione al sesto Congresso UCEI – non può ridursi all’organizzazione di occasioni di incontro e di svago, ma deve creare gli strumenti per la formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro di ebrei italiani consapevoli e competitivi. L’esperienza di formazione dei praticanti giornalisti in seno alla redazione del Portale dell’ebraismo italiano, che porterà cinque giovani appartenenti a diverse comunità a sostenere in primavera la prova di idoneità professionale e a divenire giornalisti professionisti, si sta rivelando positiva e merita di essere seguita con attenzione e ripetuta”.
E un Presidente attento alle relazioni istituzionali. Il suo discorso per accogliere al Congresso UCEI Giorgio Napolitano emanava un caldo sentimento di amicizia. Eccone qui di seguito il testo integrale.
Illustre e caro Presidente Napolitano, la Sua presenza alla cerimonia di inaugurazione del nostro Congresso quadriennale è fonte di orgoglio e di vera gioia. Non voglio usare parole retoriche né voglio rivolgere a Lei un saluto puramente formale, perché invece sento nel profondo del mio animo il grande significato del Suo essere oggi qui tra noi.
Giunto alla scadenza del mandato quadriennale di presidenza dell’Unione, considero una grande fortuna aver avuto tante occasioni di incontro con Lei nel corso di eventi più o meno solenni; naturalmente tutto ciò non è avvenuto per caso e io ho percepito, fin dalle prime occasioni, da parte Sua grande disponibilità, considerazione e amicizia nei confronti delle comunità ebraiche e di coloro che le rappresentano.
Sento di interpretare il sentimento di tutti gli ebrei italiani nel definire memorabili i Giorni della Memoria che si sono ripetuti il 27 gennaio di ogni anno e che sono stati trasformati, per Suo merito, in grandi e significative occasioni di diffusione di cultura, di conoscenza e di coscienza civile per tutti e in particolare per i giovani e gli studenti. Non ci è sfuggito il significato della Sua accoglienza, ogni anno, nelle sale del Quirinale; sono stati momenti nei quali la solennità non è stata fine a se stessa, ma è servita per incidere nella memoria e per creare e consolidare una tradizione che pone i valori fondanti della nostra nazione e della nostra democrazia ai livelli più alti.
Queste e molte altre sono state le occasioni nelle quali abbiamo sentito quanto fosse importante che il Presidente della Repubblica tenesse vicino a sé i rappresentanti dell’ebraismo italiano, una vicinanza che aveva il significato di esprimere la considerazione per la partecipazione degli ebrei alla vita nazionale, con la loro cultura e le loro tradizioni. Questo si ricollega alla bella definizione delle Comunità Ebraiche che viene data, in quel fondamentale documento che è l’Intesa con lo Stato Italiano: “Formazioni sociali originarie”.
Come se queste avessero svolto la funzione di cellule embrionali dalle quali la nostra nazione e i suoi valori civili e morali sono nati e si sono formati.
Non è stato un fatto casuale, per noi è stata una scelta spontanea e naturale farLe pervenire quell’invito, che Lei ha avuto la cortesia e la sensibilità di accettare.
Ora che Lei è qui posso esplicitare un intimo sentimento: speravo ardentemente che Lei accettasse e avevo dentro di me la solida certezza che, a meno di motivi di forza maggiore, Lei non avrebbe deluso le nostre aspettative, come mai le ha deluse in tanti anni. Se sorprese abbiamo avuto da Lei, Illustre Presidente, sono sempre state eccezionalmente positive; da questo deriva la nostra ammirazione e la nostra gratitudine per il prestigio che la Sua opera assicura al nostro Paese. Concludo riconfermando un impegno che tocca profondamente corde sensibili dell’animo degli ebrei italiani i quali, quando gli è stato consentito, hanno profuso impegno, entusiasmo e generosità nel fare dono all’Italia delle proprie risorse materiali, morali e culturali e anche delle loro vite. Basti ricordare il grande apporto dato al Risorgimento, all’Unità della Nazione, di cui iniziamo a festeggiare i 150 anni, alla Prima Guerra mondiale, che ha visto numerosissimi ebrei arruolati nell’esercito in tutti i gradi, da generali a semplici soldati, alla Resistenza contro le dittature; sempre hanno manifestato fedeltà agli ideali, senso di appartenenza e spirito di sacrificio.
Sappiamo tutti come purtroppo gli ebrei furono ricambiati dal fascismo, che perpetrò un atroce tradimento, promulgando le leggi del 1938 e ponendosi al fianco dei nazisti nelle persecuzioni e nella “soluzione finale”.
Ebbene, anche fortificati da tragiche esperienze del passato, per la difesa della libertà, dell’uguaglianza, della democrazia e di tutti i valori solennemente enunciati nella nostra Costituzione, gli ebrei non hanno mai smesso di lottare e tengono ben alta la vigilanza.
Sappia caro e illustre Presidente che, per difendere questi valori, dei quali Lei è il sommo custode e tutore, gli ebrei italiani saranno sempre al Suo fianco.
Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Pagine Ebraiche, gennaio 2011