Quei ragazzi che hanno ricostruito l’Italia ebraica

La sua tessera di avvocato porta la data del 1967. Ma dietro l’immagine di un professionista romano esperto, navigato, straordinariamente discreto, c’è la storia di un uomo che ha dedicato molte energie ai valori ebraici e alla realtà ebraica romana e italiana. Tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60 iniziò il suo impegno nell’ambito del circolo giovanile Kadimah, che ebbe la sua prima sede in via del Gesù. Nel 1967, all’indomani della guerra dei Sei giorni, fu convocato, insieme a Nathan Orvieto, con il quale aveva collaborato negli anni precedenti, da Gianfranco Tedeschi, all’epoca alla guida della Comunità di Roma, che gli affidò l’incarico di rilanciare un circolo giovanile che nel frattempo, trasferitosi in via Balbo, stava attraversando un periodo di difficoltà. Di lì a poco l’arrivo di centinaia di giovani figli delle famiglie degli esuli dalla Libia avrebbe cambiato la storia e la composizione sociale della più antica realtà della Diaspora. Nuovi ponti da lanciare, nuove amicizie da costruire e l’idea di rifondare assieme agli ebrei di Libia un circolo aperto a tutti. Presto cominciarono a essere proposti eventi culturali e di svago che avrebbero risvegliato il mondo ebraico romano. Segue l’ingresso nel Consiglio della Comunità ebraica romana con i presidenti Fernando Piperno e Sergio Frassineti, l’esperienza di Consigliere dell’Unione con il Presidente Amos Luzzatto e, dal 2006, il primo mandato alla presidenza dell’UCEI. I delegati al sesto Congresso dell’Unione, nel dicembre del 2010, dopo aver approvato la sua relazione lo hanno confermato in Consiglio con un voto quasi unanime. Il Consiglio gli riaffida infine la presidenza il 19 dicembre con una larghissima maggioranza di consensi.

Pagine Ebraiche, gennaio 2011