Far capire che non siamo importanti

Ho appena finito di leggere Il cimitero di Praga di Umberto Eco; senza riprendere i temi già trattati da Pagine Ebraiche, vorrei soffermarmi su una particolarità che mi ha colpito. E’ curioso notare come in un testo che racconta la storia di un irriducibile antisemita e la nascita dei Protocolli dei Savi di Sion gli unici assenti (tra rivoluzionari, servizi segreti, massoni, gesuiti, satanisti e molto altro) siano proprio gli ebrei. Compare per poche pagine Freud, si assiste da lontano alla degradazione di Dreyfus, c’è un colpo di scena alla fine in cui si scoprono le origini ebraiche di un personaggio centrale nella vicenda ma totalmente passivo; niente altro, in più di cinquecento pagine: in tutte le complicate storie di complotti, spionaggi e controspionaggi non entra, nemmeno marginalmente, nessun personaggio ebreo. Eppure sarebbe stato facile inserirne qualcuno nella vicenda, volendo persino lo stesso Theodor Herzl, che in quegli anni a Parigi seguiva l’affare Dreyfus (non suona strano che in un libro ambientato, a parte i flashback, tra il 1897 e il 1898 non ci sia nemmeno un cenno al congresso di Basilea e alla nascita del sionismo?) Il protagonista è un personaggio ripugnante ma tutt’altro che stupido, s’intende di molte cose, legge molti libri, parla molte lingue, eppure degli ebrei (che pure sono la sua ossessione) sa pochissimo. Costruisce a tavolino ebrei falsi e sembra non vedere mai quelli veri, inventa trame e non vede un movimento politico ebraico di enorme importanza (contro cui si scateneranno gli antisemiti dei secoli successivi) che nasce proprio in quegli anni e dalle stesse vicende in cui lui è coinvolto. E’ il paradosso dell’antisemitismo che Eco vuole denunciare, ma forse vuole anche metterci in guardia dalla tentazione di attribuire agli ebrei troppa importanza: nella Parigi di fine ‘800 si poteva vivere una vita intera senza quasi incontrare ebrei in carne ed ossa; la nascita del sionismo, così essenziale per noi, poteva passare inosservata persino agli occhi di un antisemita alla continua ricerca di complotti ebraici. Forse è proprio questo il modo opportuno per combattere l’antisemitismo: mostrare che gli ebrei non sono poi così importanti come si crede, e come talvolta commettiamo l’errore di credere noi stessi. Da questo punto di vista mi pare che il libro di Eco possa essere molto utile.

Anna Segre, insegnante