Allarme e duro monito dell’America ebraica dopo l’attacco alla parlamentare Gabrielle Giffords
America ebraica con il fiato sospeso dopo il gravissimo attacco armato diretto contro la parlamentare statunitense dell’Arizona Gabrielle Giffords. L’atto di un folle di estrema destra o il tragico risultato di una tensione sociale fuori controllo? Su questo riflette l’opinione pubblica dopo il terribile attentato di sabato, il cui bersaglio era la deputata democratica dell’Arizona Gabrielle Giffords e che finora ha causato sei vittime fra cui una bambina. “Una tragedia per l’intera nazione” ha sottolineato il presidente americano Barack Obama, dopo aver saputo la notizia.
Prima donna ebrea ad essere eletta al Congresso in Arizona, Giffords ora lotta per la vita dopo che un colpo di pistola l’ha raggiunta alla testa mentre era impegnata in un comizio davanti ad un centro commerciale di Tucson. A sparare è stato il ventiduenne Jared Loughner che, dopo aver colpito la deputata, ha sfogato la sua rabbia sulla folla, uccidendo sei persone e ferendone tredici.
Il movente dell’attentato è ancora ignoto ma l’obbiettivo era sicuramente Giffords, già vittima in passato di minacce e violenze a causa delle sue opinioni politiche. Nota per le sue posizioni progressiste ad esempio in tema di aborto, la quarantenne democratica è una forte sostenitrice della riforma sanitaria portata avanti da Obama. Proprio il Presidente americano ha voluto ricordare pubblicamente la sua amicizia e il profondo rispetto per il lavoro portato avanti da Giffords. “Non sono sorpreso che Gabby stesse facendo ciò che fa sempre: ascoltare le speranze e i problemi dei suoi concittadini – ha ricordato Obama – Questa è l’essenza di cosa significhi democrazia”.
Nella lotta per la vita che si svolge in queste ore in ospedale, Gabrielle non è sola. La sua comunità, che l’ha sempre vista impegnata in prima fila, si è immediatamente stretta attorno a lei.
Nella sinagoga riformata Chaverim, nella quale la Gifford è impegnata, i frequentatori abituali si dimostrano sconvolti per l’accaduto e lo definiscono inspiegabile e atroce. “Siamo vicini alle famiglie delle vittime – ha affermato Stephanie Aaron, leader spirituale della comunità – e preghiamo per Gabrielle, una persona sensibile, incredibilmente brillante, che sa parlare al cuore di tutte le generazioni”.
Non è solo il gesto di Loughner, sulla cui pagina di myspace compariva tra i libri preferiti il Mein Kampf, che preoccupa molti esponenti dell’ebraismo americano e in particolare l’area democratica. E’ il clima di odio e violenza che spaventa, proveniente in particolare dall’ala più estremista della destra americana. Il rabbino Michael Lerner, direttore della autorevole rivista ebraica progressista Tikkun, si domanda perché i democratici non si siano ancora mobilitati per analizzare questo fenomeno. “Non è il momento – si chiede in una durissima dichiarazione – per noi di chiedere che il nostro governo si preoccupi di investigare i discorsi dei razzisti e degli odiatori, motori della violenza crescente? Perché, mentre la Camera dei rappresentanti era nelle mani democratiche, nessuno si preoccupato di formare una Commissione che lavorasse per permettere la reazione di una legislazione che potesse proteggere i cittadini, i nostri rappresentanti liberali e progressisti da atti di violenza come quelli di Tucson? ”.
Un “j’accuse” forte e diretto che chiama a raccolta l’America dei valori e dei diritti e ammonisce la società americana dal sottovalutare anche il fenomeno dell’antisemitismo, germe che nella destra populista e sciovinista ha facile presa.
Critiche da Israele, in particolare sul quotidiano Yediot Ahronot, anche per la guida politica del Tea Party Sarah Palin. La ultraconservatrice ha infatti pubblicato una lista di persone considerate nemiche delle sue idee politiche e “responsabili del disastro della riforma sanitaria”, con il proposito di sconfiggerle nella battaglia elettorale. Fra i nomi compare anche la Giffords, che proprio alle ultime elezioni ha battuto il candidato del Tea Party e che oggi combatte contro la morte in ospedale.
Daniel Reichel