Gerusalemme e gli imperi

La presenza ebraica a Gerusalemme costituisce uno scandalo per gli altri due monoteismi fondati sull’idea che la storia di Israele si fosse chiusa per sempre e che cristianesimo e islam ne fossero gli eredi legittimi. Crociate e dominazione mussulmana hanno cercato di provare storicamente questa delegittimazione. Mentre le città sante sostitutive, Roma e La Mecca, hanno tentato di rappresentare la negazione di Gerusalemme – senza riuscirci. L’inattesa rinascita della Gerusalemme ebraica è perciò un vero e proprio sisma che li scuote nel più profondo del loro essere simbolico. Gli imperi a cui hanno dato vita a Gerusalemme avrebbero dovuto segnare l’esilio di Israele, cancellarne il ricordo, occultare l’assente. Non è stato, non è così. Fuori e contro gli imperi Gerusalemme suscita l’animosità dell’«intruso» fra le genti perché mette in questione l’autoctonia e testimonia la possibilità di un rapporto altro con la terra. La sfida è anche per il sionismo politico che ha mirato a un progetto nazionale mentre lo scandalo di Yerushalaim, «pietra da carico per tutti i popoli» (Zac 12, 3) è la sua dimensione universale, l’apertura all’umanità. Non tanto nella sua difesa, quanto nello statuto universale di Gerusalemme si deve articolare l’essere di Israele.

Donatella Di Cesare, filosofa