Leggendaria e le Donne delle Scritture

La rivista Leggendaria dedica un suo numero alle Figure Femminili nella trama patriarcale della Bibbia, si intitola “Donne nelle Scritture” curato da Matilde Passa e Bia Sarasini. Si tratta di uno sguardo femminile sui testi sacri che prende spunto da alcuni libri usciti di recente a cura di teologhe e studiose appartenenti alle varie confessioni religiose o non credenti. Una presentazione della pubblicazione ha luogo oggi a Roma alle 19, alla Libreria Koob a cura anche del centro Pitigliani. Partecipano Ester Di Segni, Giacometta Limentani, Matilde Passa, Bia Sarasini. Coordina Raffaella Di Castro.
Per cortese concessione dell’autrice riprendiamo da questo numero della rivista la recensione di Matilde Passa al libro di Catherine Chalier “Le Matriarche, Sara, Rebecca, Rachele e Lea” edito da La Giuntina .

Sara, Rebecca, Rachele e Lea,la Matriarche, quattro donne, quattro protagoniste dell’elevazione del popolo ebraico. Mogli di Abramo, Isacco, Giacobbe. Tre patriarchi per quattro donne perché Rachele e Lea erano sorelle e questa sorellanza, intessuta di rivalità nelle Scritture, trova nella storia dell’interpretazione ebraica, nei midrash, nella tradizione rabbinica, tante aggiunte da consentire di trasformarla in un rapporto esemplare, di amore e solidarietà. Un esempio di quanto il mondo dell’ebraismo sia capace di ricreare in continuazione la sua storia è il libro “Le Matriarche” di Catherine Chalier, splendidamente tradotto da Orietta Ombrosi che, nella sua nota, arricchisce di profondità un testo già denso di suo. Allieva di Emanuel Lévinas, il filosofo cui appartiene l’idea che “l’etica non è il semplice corollario del religioso, ma è, di per sé, l’elemento nel quale la trascendenza religiosa riceve il suo senso originale”, Chalier rintraccia nei comportamenti delle matriarche un’essenza del femminile che, come dice Lévinas nell’introduzione, “si spinge più in alto” nel senso di “non esistere più in sé, ma essere per l’altro, volere la giustizia –anzitutto il diritto del prossimo – che è amore”.
Indagando nelle vicende di queste donne così complesse, pronte al sacrificio di sé (si veda Sara che rischia di diventare la favorita del faraone per salvare il marito Abramo) ma anche al sotterfugio per imporre la propria volontà (pensiamo a Rachele che inganna il morente Isacco per far benedire Giacobbe al posto di Esaù), attraversando i tanti modi in cui queste storie sono state raccontate nei secoli, Chalier ne estrae una visione talmente salvifica del femminile da lasciarci un compito esaltante ma certamente molto impegnativo: “Sarebbe quindi necessario che il posto di Sara, la giusta, non resti vuoto. A rischio di vedere la vita mortalmente minacciata dal solo dominio della legge della forza cieca, dell’affermazione bruta dell’essere insensibile al rispetto dell’altro e dei suoi diritti. Come se, qualora venisse a mancare uno di questi giusti – di coloro che sanno di essere legati ad altri prima ancora che a se stessi, a lui consacrati – il mondo non potesse che abbandonarsi al culto idolatra della potenza come fine in sé, a quell’abominio che è la beatificazione della legge di natura”.

Matilde Passa