…Aharon Cohen
Aharon Cohen ci ha lasciati all’inizio del mese ebraico di Shvàt che gli era particolarmente caro per la gioiosa ricorrenza del Séder di Tu-Bisvhàt – il Capodanno degli Alberi – quando si consumano abbondanti quantità di frutta secca e di buone primizie di stagione. Aharon è stato una figura esemplare, paradigmatica, del rinascimento ebraico in Israele – semplice e immediato, sensibile, ottimista, accessibile, trasparente, idealista, grande lavoratore. La sua storia familiare è una miniatura della grande epopea del ritorno e della creazione di una nuova generazione attraverso i movimenti giovanili, l’incoraggiamento all’aliyah, l’attività politica, e l’insegnamento. Dalle origini paterne nello Yemen, al lavoro di emissario in Italia che ha portato in Israele intere generazioni di Bne’ Akiva; dall’impegno, all’epoca molto controcorrente, a favore dell’immigrazione e dell’inserimento sociale della comunità ebraica dall’Etiopia (che, attenzione, va definita “Beta Israel” evitando l’ostile termine di “Falascià”), alla fondazione e presidenza del liceo femminile Amalia a Gerusalemme – con il suo forte impegno di integrazione fra le diverse comunità e i diversi ceti sociali; fino all’opera di riscoperta e di promozione, insieme alla moglie Matilde Sarano, della cultura e della lingua Ladino. Aharon fu tra i fondatori della “Corrente dei Giovani” nel Partito Nazionale Religioso (Mafdal) che avrebbe prodotto numerosi deputati e ministri, salvo poi vedere il partito scomparire nelle gore del radicalismo nazionalista. In politica Aharon fu tipicamente il primo dei non eletti, e duole dirlo, questo va a onore e merito della sua onestà. E anche nei rari momenti della sconfitta, mai ci fu amarezza – sempre pacato umorismo e amore.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme