…Binario 21
Chissà se si farà il Memoriale Binario 21 (stando ai giornali di ieri non mi sembra così certo). Non voglio discutere né la generosità o meno degli amministratori pubblici (che il Presidente della Provincia di Milano, dottor Guido Podestà, dichiari che in una raccolta a offerta libera sia pronto a dare 5000 euro, non mi commuove, mi fa solo pensare che può permetterselo); né se un terzo “luogo della memoria” (oltre Ferrara e Roma) sia ridondante. Credo che un memoriale, a differenza di un museo, sia espressione del rapporto che un’opinione pubblica intrattiene con la storia. Di nuovo, si potrebbe osservare, che lo stato di salute di questo rapporto è precario. Ma non è solo una questione di robustezza o fragilità del rapporto con la storia. Più precisamente con la propria storia. Realizzare un progetto culturale che non nasce né esclusivamente né prevalentemente come polo turistico, è una scommessa. Può realizzarsi solo assumendolo come iniziativa pubblica. L’umanità, il “buon cuore”, la “generosità meneghina”, sono categorie fuori luogo. Il Memoriale Binario 21 non garantisce un ritorno in tempi ragionevolmente brevi; ha un costo di realizzazione alto; obbliga a spese di mantenimento In questo senso non è né promosso né percepito come il Museo del Novecento all’Arengario in piazza Duomo, pensato nell’ambito dei grandi eventi per l’Expo. Il Memoriale non sarebbe una fonte di incasso, ma una voce da collocare tra le uscite. In sintesi. Ricordare è un impegno pubblico che si esplica in tempo di “vacche grasse”. Appunto. Ricordare costa, e la memoria ha un prezzo, come l’oblio, del resto. Ma questo, forse, incide come l’una tantum. Non prevede spese di mantenimento. E dunque, anche per questo, è “più conveniente”.
David Bidussa, storico sociale delle idee