…Memoria
Si avvicina il Giorno della Memoria. Prima del 27 gennaio vorrei lanciare un accorato appello, perché si ponga fine alla guerra dei poveri che divide da qualche anno la memoria dei deportati in Italia. Deportati razziali contro deportati politici: una malinconico tenzone, caratterizzata da colpi bassi e piccole insinuazioni. In uno dei saggi ora raccolti in volume da Anna Rossi Doria si legge: “Non serve a niente invitare alla magnanimità le memorie ebraiche oggi egemoniche se le memorie resistenti, antifasciste e patriottiche non sono disposte dal canto loro a riconoscere gli errori e le colpe commessi quando erano loro a dominare” (Sul ricordo della Shoah, Zamorani, 2010, pp. 50-51). A testimonianza di questa lacerazione Rossi Doria opportunamente ricorda la vicenda del Blocco 21, il Memoriale italiano di Auschwitz (sull’intera vicenda, da segnalare adesso il numero monografico, a cura di Elisabetta Ruffini, di “Studi e ricerche di storia contemporanea”, 74, 2010). Si potrebbero aggiungere che anche il campo di Fossoli, di cui si tende a settorializzare il ricordo, è stato toccato dall’assurda contesa. Dovremo tenerne conto senza fare finta che il problema non esista. La memoria dei Lager nazisti non può conoscere la lottizzazione. In questi tre anni molte cose sono cambiate o stanno per cambiare, in conseguenza, mi sembra, della grave crisi economica, che avendo tagliato molti finanziamenti potrebbe trasformarsi in una opportunità per quanti, come me, da tempo auspicano che si ponga fine a questa penosa guerra dei poveri di una smemoratissima Italia.
Alberto Cavaglion, storico