Storia e Memoria – Le persecuzioni dalla voce delle vittime

Le persecuzioni dalla voce delle vittime Smarrimento, incredulità, paura. E al tempo stesso la ricerca di una ragione e di un’ormai impossibile normalità di vita. Vista con gli occhi dei protagonisti la drammatica parabola che dalle leggi razziali conduce alla persecuzione acquista toni e accenti di straordinaria immediatezza. A restituirci le voci e le emozioni di quegli anni, nella voce degli stessi ebrei che si trovarono a subire l’emarginazione sociale, gli arresti e le deportazioni, è Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945 (Einaudi, 390 pp.) di Mario Avagliano e Marco Palmieri con prefazione di Michele Sarfatti.
Il volume riunisce una serie di documenti finora assai poco esplorati, frutto di una ricerca che ha spaziato dagli archivi ufficiali concentrandosi soprattutto su quelli familiari. “È la prima volta – spiega Mario Avagliano, giornalista e studioso di storia contemporanea – che si raccoglie un materiale di questo tipo”. “Le testimonianze – continua – sono state raccolte insieme a Marco Palmieri tramite il passaparola, mettendo annunci sul web o su riviste ebraiche. Il risultato è che sono arrivati scritti anche da Israele, dalla Francia e da molti altri paesi oltre che dall’Italia”. Ad affiancare questi testi, stralci di diari o lettere di personaggi più noti. “In questi anni – dice Avagliano – si è molto parlato della persecuzione antiebraica e di fascismo, spesso sulla base di polemiche strumentali. È invece giusto tornare alle fonti. E lettere e diari sono documenti scritti in quel momento storico, a differenza di tante testimonianze orali a posteriori che, pur con tutta la loro forza, sono viziate dalle conoscenze storiche, dalle opinioni maturate dopo. Il loro pregio sta dunque nella capacità di descrivere la reazione delle persone a quel determinato momento storico proprio mentre sta accadendo”. Il volume compone un affresco che, con filo cronologico e tematico, ricostruisce la triste involuzione della persecuzione antiebraica. “Da questi brani ci si rende conto che, salvo poche eccezioni, gli ebrei italiani fino all’ultimo credettero che alla fine sarebbero stati risparmiati”, spiega Mario Avagliano. “Le leggi razziali furono accolte con sorpresa e meraviglia: in tanti avevano creduto nel fascismo e per loro fu un colpo mortale, anche dal punto di vista morale. Per gli ebrei italiani il settembre del ‘38 è paragonabile all’8 settembre del ‘43 per gli italiani: è lì che si crea la cesura col fascismo. Colpisce poi che, anche dopo l’occupazione tedesca al nord est, una parte notevole di ebrei s’illuda che in qualche modo sia possibile salvarsi”. Malgrado ciò è diffuso il senso della responsabilità dell’Italia nelle persecuzioni. “Davanti alla Shoah troppo spesso si dimentica che in questo senso c’è una responsabilità autonoma, che riguarda la persecuzione dei diritti e la collaborazione con i nazisti. Le parole dei diari degli ebrei che hanno vissuto quel tempo sottolineano con forza proprio quest’aspetto”.

d.g., Pagine Ebraiche, gennaio 2011