Il Libano alla vigilia di decisioni difficili

Il Tribunale internazionale dell’Aja sta per pubblicare i nomi degli indiziati dell’attentato che uccise tre anni fa Rafik Hariri allora Premier libanese. E’ quasi certo che indicherà gli iraniani e gli accoliti dell’Hizbollah e costoro sono decisi ad evitare che il figlio di Hariri salga nuovamente al potere come futuro Premier.La matassa libanese è sempre più ingarbugliata e sarà molto difficile dipanarla. Il Presidente Michel Sleiman comincia ora le consultazioni al palazzo presidenziale di Baabda. I blocchi in seno al Parlamento di 128 membri, sono tre: quello di Saad Hariri, Sunnita e attuale Premier, con 60 parlamentari; il secondo dell’Hizbollah, sciita con 57 membri, e il terzo di Walid Jumbalat con 11 parlamentari. Jumbalat, leader dei drusi, memore dell’attentato siriano contro suo padre nel 1977, è corso qualche giorno fa a Damasco. La Siria come è noto interviene attivamente nelle questioni interne libanesi ed appoggia l’Hizbollah trasferendo le armi che giungono per loro dall’Iran. Ma cinque parlamentari del blocco di Jumbalat appartengono al suo partito mentre gli altri sei potrebbero votare contro l’Hizbollah. Si verifica dunque una situazione di stallo poiché, come fa notare stamane il quotidiano di Beirut “L’Orient le jour”, il vantaggio dell’opposizione “non proviene dalle urne elettorali, ma dalle sue armi o la minaccia di utilizzare in modo sovversivo le masse umane, potenzialmente violente, per paralizzare il paese”. E’ molto difficile governare un paese in modo democratico quando una parte dei politici dispone di milizie armate decise a prevalere con la forza se necessario. I Maroniti cattolici, che erano una volta la maggioranza del paese, sono oggi relegati ad un ruolo di secondo ordine. Nei prossimi giorni avremo un quadro più chiaro della situazione libanese che interessa gli israeliani poiché l’Hizbollah se ridotto alle corde, potrebbe iniziare una guerra contro Israele come diversivo che richiederebbe l’unione nazionale sotto la sua egida.

Sergio Minerbi, diplomatico