Qui Firenze -Treno della Memoria per 600 studenti
In apparenza sembra una gita come tante. Una miriade di adolescenti armati di borse e zanetti arancioni, professori che fanno la conta degli studenti, ragazzi che si scambiano numeri di cellulare e contatto facebook, una coppietta che si bacia. Nell’aria si respirano elettricità e voglia di partire: per qualche giorno gli impegni scolastici disteranno migliaia di chilometri. Nel giro di poche ore invece i volti cambieranno espressione: se ne andranno sorrisi e fondotinta, gote e guance si righeranno di lacrime, l’orrore si sostituirà alla spensieratezza. È quasi ora di pranzo di un lunedì mattina freddissimo e dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, struttura che vista dall’alto ricorda un passato spregevole con i suoi binari disposti a forma di fascio littorio, parte un treno speciale diretto in Polonia. È il Treno della Memoria, destinazione finale il campo di sterminio di Auschwitz. Carico di studenti dell’Università e delle scuole superiori (89 gli istituti coinvolti da tutta la Toscana), il Treno è giunto alla settima edizione negli ultimi dieci anni. Ad accompagnare i ragazzi sui luoghi del Male ci sono uomini delle istituzioni tra cui il governatore della Toscana Enrico Rossi, l’assessore regionale Cristina Scaletti, il consigliere Daniela Lastri, rappresentanti dell’ebraismo italiano guidati dal presidente della Comunità ebraica di Firenze Guidobaldo Passigli e da Ugo Caffaz, storico coordinatore delle iniziative della Regione legate al ricordo della Shoah, esponenti di associazioni dei deportati, dai rom a chi fu imprigionato perché oppositore politico e militare o ancora perché omosessuale. E poi ci sono loro, le sorelle fiumane Andra e Tatiana Bucci, giovanissime testimoni dei forni di Auschwitz. Parlano con i ragazzi e raccontano di come siano riuscite a costruirsi una vita dopo il lager, facendo costantemente i conti con quel terribile passato (“A volte i ricordi tornano improvvisi – basta un treno merci, una ciminiera o una qualche marcetta vagamente militare”) ma guardando al futuro senza farsi schiacciare dal macigno della Shoah perché, spiega Tatiana, “la vita riprende il suo corso e bisogna comunque andare avanti”. Intorno a mezzogiorno i ragazzi cominciano a defluire dal punto di raccolta al binario 16, dove una lapide ricorda le deportazioni nazifasciste verso i campi della morte, per salire sul treno che li porterà in terra polacca. Lo speaker della stazione annuncia la partenza del convoglio a minuti, tanti zainetti arancioni salgono rapidi sui vagoni. Ultime foto, ultimi sorrisi. Poi Auschwitz.
Adam Smulevich