Qui Napoli – Un Parco della memoria in Campania
C’è tanta parte di storia che non conosciamo, che ci viene tramandata a spizzichi e bocconi dai libri di scuola, spesso tanto imprecisi o che favoriscono, in nome della sintesi, racconti più brevi e concisi, che non riescono a darci il quadro chiaro di quello che veramente è stato.
Alla Comunità Ebraica di Napoli conosciamo bene la storia di Tora Presenzano e Piccilli i due paesini in cui gli ebrei napoletani furono mandati a lavori forzati, e conosciamo la storia di Campagna dove erano internati ebrei per lo più stranieri, ma cosa sappiamo delle stragi di innocenti compiute ad opera dei nazisti? Forse poco, come chiunque non si sia informato oltre e non abbia fatto ricerche.
Ed è proprio a seguito di alcune ricerche ed inchieste, a cura del un gruppo di giornalisti del quotidiano La Repubblica di Napoli (Edoardo Scotti, Paolo de Luca, Ilaria Urbani, Adele Brunetti e Anna Laura de Rosa), che è nata l’idea della creazione in Campania di un Parco della Memoria per le vittime delle stragi naziste. L’idea è stata lanciata dal quotidiano sotto forma di raccolta di adesioni, moltissime le firme pervenute, tra cui quelle di tantissimi intellettuali, rappresentanti delle università della Campania, giornalisti, istituti di cultura. Quello che però serve è soprattutto l’adesione delle istituzioni che dovrebbero rendersi conto dell’importanza della creazione del Parco della Memoria e renderla possibile.
Come ci ha ricordato la storica Gabriella Gribaudi, tra le prime firmatarie dell’appello di Repubblica, durante l’incontro di presentazione del progetto il 2 dicembre scorso presso l’università Suor Orsola, Napoli è stata la città più bombardata d’Italia e i paesini dell’entroterra campano sono quelli che più di tutti hanno pagato in termini di vite umane: Acerra, Bellona, Caiazzo, Mondragone, Conca della Campania, per citare solo alcuni esempi.
Proprio da Conca della Campania viene l’ormai 78enne Graziella di Gasparro, figlia di Giacomo di Gasparro, uno dei trentanove uomini presi a Conca e trucidati, colpevole solo di trovarsi in strada in quel preciso momento. E’ solo grazie a lei, che all’epoca aveva 10 anni, se la memoria di quella strage non è andata perduta e se il tribunale militare è riuscito finalmente a risalire ai nomi di due artefici della strage.
E come a Conca in moltissimi altri luoghi campani accadde la stessa cosa, stragi rimaste nell’oblio, che però hanno avuto il calibro di quelle di Sant’Anna di Stazzema o Marzabotto che tutti conosciamo grazie anche ad alcuni film sull’argomento. In Campania resta qualche piccola testimonianza, qualche targa e nulla più. Solo a San Pietro Infine, nell’alto Casertano, durante la ricostruzione nel 1950 gli amministratori ebbero la lungimiranza di spostare un po’ più a valle il paese, lasciando intatto quello distrutto dai bombardamenti, tanto che Mario Monicelli nel 1959 vi girò “La grande guerra”, senza bisogno di scenografie.
L’istituzione di un parco della memoria serve proprio a questo, a non dimenticare ed a far chiarezza su una parte di storia ai più meno nota. Un parco che possa essere punto di riferimento per gli studenti e punto di partenza per nuove e più approfondite ricerche.
Per questa ragione mi auguro possa nascere presto, con l’aiuto di tutte le persone che hanno aderito all’appello di Repubblica e di quanti vorranno ancora aderire.
Claudia Campagnano