Qui Milano – Jarach: “Il nostro impegno per la Memoria”

Milano è in prima fila nell’onorare il Giorno della Memoria, con un alto numero di eventi che coinvolgono istituzioni, società e mondo della cultura.
Non potrebbe essere altrimenti, per una città in cui hanno sede la seconda Comunità ebraica d’Italia per numero di iscritti, e un istituto come la Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea. Questa sera nell’aula magna della Scuola ebraica, la Comunità di Milano e il Dipartimento di educazione e cultura dell’UCEI, in collaborazione con Kesher, presentano  un appuntamento dedicato a “Luoghi della Memoria e Percorsi di identità”, con riflessione introduttiva di rav Roberto Della Rocca e interventi di Sonia Brunetti Luzzati, David Bidussa, Michele Sarfatti, e Haim Baharier. Oggi la coscienza del capoluogo lombardo di ciò che vi accade meno di settant’anni fa prende forma anche grazie al progetto del Memoriale della Shoah, che dovrebbe sorgere proprio in quel luogo della Stazione centrale dove partivano i treni per i campi di sterminio nell’indifferenza della città. Ma dopo aver completato la prima tranche di lavori, e posato la prima pietra in occasione del Giorno della Memoria del 2010, il cantiere si è fermato per mancanza di fondi. Una notizia che nelle scorse settimane è stata ripresa dai principali quotidiani milanesi e nazionali e che ha catturato l’attenzione delle istituzioni, e in particolare del presidente della Provincia Guido Podestà, che ha lanciato una sottoscrizione popolare.
Nella sua duplice veste di presidente della Comunità ebraica di Milano e di vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah, Roberto Jarach fa il punto sulla situazione e traccia un quadro di quello che rappresenta l’appuntamento del Giorno della Memoria.
Presidente nelle scorse settimane la stampa ha riportato l’attenzione della città sulla situazione di stallo in cui versa la costruzione del Memoriale. In molti hanno lanciato proposte e promesso di fare qualcosa. Siamo vicini al Giorno della Memoria. Ci sono delle novità?

Purtroppo dal punto di vista dei fondi raccolti la situazione è rimasta praticamente inalterata. Quando i lavori sono partiti, eravamo consapevoli di avere a disposizione solo un terzo della somma necessaria per completare il progetto e contavamo di raccogliere il resto in un secondo momento. Certo, questi anni di crisi non hanno aiutato, anche perché parliamo di cifre molto alte. L’intervento del presidente Podestà ha sicuramente sbloccato qualcosa, da soli non saremmo stati in grado di lanciare una sottoscrizione popolare. In pochi giorni abbiamo già avuto diversi donatori privati e questo ci ha fatto un grandissimo piacere. Speriamo che la raccolta continui e allo stesso tempo lavoriamo per trovare dei sostenitori in grado di dare un nuovo impulso forte all’opera: siamo in contatto con alcuni istituti di credito.
Lei è stato presidente della Comunità ebraica di Milano anche dal 2001 al 2006 quando il Giorno della Memoria era appena stato istituito. Questo appuntamento ha acquisito negli anni una rilevanza sempre maggiore. Secondo lei esistono delle differenze tra quello che il Giorno della Memoria rappresentava dieci anni fa e quello che rappresenta oggi?
Questa ricorrenza è stata istituita con una legge dello Stato e nei primi anni c’era un grande dibattito sulla questione se fosse giusto che le Comunità e gli enti ebraici in Italia partecipassero all’organizzazione degli eventi, oppure se questi dovessero essere lasciati totalmente in mano alle strutture pubbliche, cosa che però creava qualche difficoltà. Col tempo la sensibilità delle istituzioni nei confronti di questo appuntamento è aumentata ed è aumentato anche l’interesse di enti terzi. Dal mio punto di vista però l’evoluzione più significativa riguarda il coinvolgimento delle scuole. Oltre ai Viaggi della Memoria, ci sono sempre più insegnanti che svolgono con i loro allievi programmi specifici lungo tutto il corso dell’anno per arrivare preparati al 27 gennaio e penso che questo sia un risultato davvero importante.
L’altro lato della medaglia è l’importanza di evitare di incorrere nell’assuefazione.
Questa sera, la Comunità ebraica propone un appuntamento di riflessione sulla Memoria “in casa”, con la collaborazione del Dipartimento di educazione e cultura dell’UCEI. Queste nuove proposte legate alla cultura sono un progetto molto importante per la sua giunta.
Sono molto contento che il progetto di iniziative in campo culturale stia andando in porto. Per noi vuole rappresentare un nuovo modo di coinvolgere maggiormente gli iscritti nella vita comunitaria e la formula, nel primo incontro, sembra aver funzionato. Ora speriamo che il rapporto degli iscritti con la Comunità possa diventare sempre più intenso anche grazie a serate come questa, anche se ci vorrà del tempo.

Rossella Tercatin