Tullia Zevi – Da Trieste, a Ancona, al Parlamento prosegue il commosso omaggio alla sua figura
“Testimone appassionata e intelligente del nostro secolo, impegnata nella trasmissione dei valori antirazzisti”. In un commosso messaggio il Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche e Presidente della Comunità ebraica di Trieste Andrea Mariani rivolge da Trieste l’ultimo saluto a Tullia Zevi. “Ricordo con affetto – afferma Mariani, che ha la responsabilità del coordinamento delle realtà ebraiche del Triveneto – Tullia Zevi, giornalista e scrittrice, a lungo Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Figura di grande levatura morale, Tullia Zevi è stata una testimone appassionata e intelligente del nostro secolo. Tullia ha attraversato in prima persona le vicende che hanno segnato il Novecento, dalla proclamazione delle leggi razziste alla ricostruzione del Dopoguerra, e sempre ha posto al centro del suo impegno civile la trasmissione alle giovani generazioni della Memoria di quanto accaduto. Desideriamo ricordarla anche per questa sua generosa battaglia, volta a combattere nella nostra società ogni forma di razzismo e di esclusione”.
Al lutto, fra i tanti, si è associato il Presidente della Comunità ebraica di Ancona Bruno Coen. “Partecipo con commozione al dolore dei familiari per la scomparsa di Tullia Zevi. Ancona ricorda di essere stata pienamente rappresentata per la realizzazione dell’Intesa con lo Stato, e l’impegno determinato rivolto alla salvaguardia del patrimonio della cultura ebraica nelle Marche”.
Anche nella seduta pomeridiana alla Camera la figura della Zevi è stata ricordata dai parlamentari.
Eccone il resoconto parlamentare
Presidente. Prego gli onorevoli colleghi di prestare un attimo di attenzione (Si leva in piedi e, con lui, l’intera Assemblea e i membri del Governo).
Onorevoli colleghi, come è noto lo scorso 22 gennaio, qualche giorno prima della celebrazione del «Giorno della Memoria»,è deceduta Tullia Zevi, autorevole esponente dell’ebraismo italiano, giornalista e scrittrice, una donna che avrebbe compiuto 92 anni il prossimo 2 febbraio. Giovanissima, a seguito della promulgazione delle leggi razziali fu costretta a trasferirsi con la famiglia prima in Francia e poi, alla vigilia della guerra, negli Stati Uniti, dove frequentò i circoli antifascisti ed iniziò la professione di giornalista e dove rimase fino al termine del conflitto. Per oltre 30 anni, dal 1960 al 1993, fu corrispondente per il giornale israeliano Maariv e in tale veste seguì, a suo tempo, lo storico processo ad Adolf Eichmann che si tenne a Gerusalemme. Nel 1978 divenne vicepresidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane per poi esserne eletta, nel 1983, prima donna a ricoprire tale carica, presidente. Esercitò, quindi, tale funzione per i successivi 16 anni, fino al 1999. Fu proprio nel suo ruolo di guida degli ebrei italiani che firmò, nel febbraio 1987 con l’allora Presidente del Consiglio, onorevole Craxi, la storica intesa delle comunità ebraiche con lo Stato italiano. Nel 1994 le fu assegnato il premio nazionale «Cultura della pace» e nel 1998 fu eletta membro della commissione per l’interculturalismo del ministero dell’Istruzione e membro della Commissione italiana dell’UNESCO. Tullia Zevi ha dedicato gran parte della sua vita e della sua intelligenza a trasmettere il ricordo dell’olocausto, senza nulla concedere al sentimento della rivalsa e della vendetta ma cercando, piuttosto, di far comprendere, soprattutto ai più giovani, le ragioni e le dinamiche che hanno generato gli orrori della Shoah per evitare che simili tragici eventi possano ripetersi. Esprimo a nome di tutta l’Assemblea il profondo cordoglio per la sua morte, ricordandone la figura di alto profilo morale e culturale e l’impegno civile e professionale che costituisce una testimonianza coraggiosa in difesa dei valori della memoria e della libertà e costituisce un esempio per le giovani generazioni. Invito l’Assemblea ad osservare un minuto di silenzio.
Emanuele Fiano. Vorrei trovare parole eleganti e schiette, intelligenti e colte, per ricordare la figura di Tullia Zevi, le parole che lei forse avrebbe utilizzato. Tullia Zevi è stata per molti anni la voce forte e chiara dell’ebraismo italiano. La sua schiena dritta e il suo capo alto, la voce che rappresentava chi nella storia di questo Paese essendo sopravvissuto ai campi di sterminio, come l’ebraismo italiano, reclamava con orgoglio il proprio posto nel Paese, nella propria patria, e lo reclamava come faceva Tullia Zevi per il desiderio di partecipare, a pari titolo di tutti gli italiani, alla crescita del Paese, alla battaglia per i diritti universali dell’uomo, per la tutela delle minoranze, per la salvaguardia della cultura come lingua universale del progresso. Tullia Zevi fu protagonista, insieme a Bettino Craxi, allora Primo Ministro, della storica firma dell’intesa che riportò l’ebraismo italiano alla pari dignità con lo Stato italiano, dopo esserne stato espulso, come cittadini di serie B, con leggi razziste, fasciste del 1938, quarant’anni prima di quella storica firma.
Si può essere leader in molti modi: Tullia Zevi lo fu con la forza della propria identità ebraica, quella forza imperturbabile che trasmetteva decisione e serenità, quella forza che le permetteva la capacità di rappresentare insieme l’ebraismo osservante e quello laico; la capacità di stare nel mondo a testa alta, a difesa dei diritti dello Stato di Israele, dialogando, a pari titolo, con Israele, dalla diaspora. Ci mancheranno il suo sorriso elegante e la sua parola forte: in un mondo, nel quale spesso è difficile mantenere forte la propria identità ed avere contemporaneamente capacità di dialogo universale, ci mancherà la sua irremovibile parola quando erano in discussione i diritti fondamentali dell’essere umano. In una stagione nella quale a volte il futuro della memoria appare incerto sappiamo che l’avremo sempre accanto, sempre accanto a coloro che lottano per un futuro migliore.
Furio Colombo. Alle parole del Presidente che hanno onorato quest’Aula e a quelle del deputato Fiano, che sono state così importanti per rievocare la figura di Tullia Zevi, mi permetto di aggiungere un ricordo di carattere personale, ma che nello stesso tempo appartiene a quest’Aula: quando ho lavorato alla stesura della legge istitutiva del «Giorno della Memoria», il giorno che avevo indicato e che mi sembrava esemplare per quella legge era il 16 ottobre; volevo ricordare la razzia degli ebrei di Roma nella notte del 16 ottobre. I 1.017 ebrei dei quali quasi nessuno è ritornato nella città di Roma e nel silenzio delle sue istituzioni; la vita continuava come se nulla accedesse mentre quella tragedia si compiva in questa città. Tullia Zevi mi ha indotto a pensare che la data avrebbe dovuto essere il 27 gennaio, perché il 27 gennaio, giorno dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, è una data più grande, che comprende anche i prigionieri politici, coloro che sono stati deportati per essersi opposti alla dittatura, coloro che facevano parte dei giusti e che hanno difeso, a costo della loro stessa vita, molti cittadini d’Europa dagli orrori dell’ingiustizia razziale, i rom, i gay e le vittime di tutto l’universo concentrazionario nazista. Quella data accoglieva in un abbraccio tutti coloro che erano stati vittima di simile orrore. Siamo oggi a pochi giorni di distanza dal ritorno del «Giorno della Memoria», che per fortuna è rimasto vivo in questi dieci anni, e questa è una ragione in più per ripensare al contributo – tra tanti contributi – che Tullia Zevi ha dato alla preparazione e al perfezionamento di quella legge.
Fiamma Nirenstein. Ho avuto l’onore di conoscere Tullia da vicino in svariate circostanze. Negli anni in cui – per il mio lavoro di corrispondente – ero residente a Gerusalemme c’era in lei una particolare attenzione nei miei confronti. Credo che in realtà si trattasse dell’amore e della dedizione che partiva dalla sua mente e dal suo cuore nei confronti di Israele, nel senso che Tullia mi chiedeva sempre nei particolari – soprattutto nei terribili anni dell’Intifada – quale sarebbe stato il destino del nostro popolo, cui lei si è dedicata con tutto il suo essere. In me il ricordo di Tullia Zevi è vivissimo in tutta una serie di circostanze pubbliche e private e ho ammirato molto la sua azione.
Soprattutto ho ammirato il modo in cui ha disegnato la sua figura di ebrea italiana, perché a mio parere ha rinnovato agli occhi degli italiani l’immagine stessa degli ebrei in maniera moderna ed emancipata, quanto poteva esserlo Tullia come donna. Era piena di una grande grazia signorile e dotata di infinita bellezza, che amo qui da donna a donna ricordare, per la dolcezza del suo volto, la bellezza del suo sorriso, l’intelligenza chiara dei suoi occhi. Credo che questo ricordo personale, che è così intenso, sia presente in tutti noi e mi piace ridestarlo in ciascuno di coloro che l’hanno conosciuta.
Tullia Zevi è stata l’immagine stessa dell’ebraismo laico, un ebraismo che, ai miei occhi, è altrettanto importante quanto l’ebraismo religioso, perché ha disegnato un insieme di valori che per primi, secondo me, hanno indicato nella storia dell’umanità la direzione del pluralismo, dell’insieme dell’incontrarsi delle idee, dell’essere un vascello di idee, attraverso gli oceani, i cieli e i mari ed anche dell’essere una continua fonte di cultura e di apprezzamento per l’altro, per tutte quante le altrui caratteristiche che Tullia riassumeva in sé in quella caratteristica di grazia che le è sempre stata propria. Credo che per tutti noi debba restare un esempio. Per concludere, desidero citare la frase che si dice sempre in ebraico quando una persona ci lascia: she jie sichra baruch, ossia Che il suo ricordo sia benedetto.
Pier Ferdinando Casini. Mi ritrovo completamente nel ricordo dei colleghi che mi hanno preceduto, per cui non voglio aggiungere alcuna parola che a questo punto potrebbe essere superflua. Credo che la Camera dei deputati abbia fatto bene, con queste poche ma sentite parole dei colleghi, a ricordare una donna che è stata non solo una grande ebrea, ma soprattutto una grande italiana. In lei sono racchiuse e sintetizzate le qualità migliori della nostra comunità ebraica e credo che questo ricordo sia stato molto giusto. È giusto che la Camera dei deputati in futuro assuma iniziative apposite per ricordare Tullia Zevi, perché lo ha veramente meritato nel suo cammino terreno.