Qui Roma – Mai più? Chi progetta lo sterminio degli ebrei
Anche il vicepresidente della Commissione affari esteri e presidente del Comitato di indagine conoscitiva sull’antisemitismo della Camera, l’onorevole Fiamma Nirenstein, ha voluto celebrare il Giorno della Memoria. Lo ha fatto a suo modo, in una maniera originale, diversa dalle altre manifestazioni susseguitesi nell’arco della giornata, privilegiando non solo il ricordo di ciò che è stato e non deve mai più ripetersi ma ponendo al centro dell’attenzione la realtà, o meglio la minaccia contemporanea.
“Ci sono state un’enorme quantità di manifestazioni nel segno del never again – ha affermato la Nirenstein – ma il nostro never again non è una constatazione ma una battaglia contro l’antisemitismo contemporaneo che è in aumento. Sentiamo in continuazione affermazioni eliminazioniste come quelle di Ahmadinejad, pronunciate persino dal podio delle Nazioni Unite, l’organismo nato dalle ceneri della Shoah per garantire che ciò non avvenisse più”.
Fra i relatori del convegno, tenutosi nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, dal titolo “Mai più? Chi progetta lo sterminio degli ebrei oggi”, oltre a Fiamma Nirenstein, Dan Diker, segretario generale del World Jewish Congress, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, i giornalisti Piero Ostellino e Carlo Panella, il professore Giorgio Israel, gli onorevoli Emanuele Fiano, Rocco Buttiglione, Enrico Pianetta e Olga D’Antona.
Tutti in maniera unanime hanno riconosciuto che la minaccia genocida verso gli ebrei è ancora attuale ed è quindi necessario concentrarsi anche sul presente.
“Israele è un albero ammarcito da sradicare”; “Israele deve essere cancellata dalla carta geografica”; “Dopo la Seconda Guerra Mondiale gli ebrei stabilirono uno Stato artificiale, falso e fittizio”, sono solo alcune delle atroci esternazioni che la Nirenstein ha voluto ricordare e che circolano quotidianamente incitando all’odio e alla distruzione, volte anche a negare la stessa esistenza della Shoah, uscite da bocce di leader, immam e militanti del terrorismo.
Un saluto rapido ma ricco di spunti di riflessione è stato portato anche dall’ambasciatore israeliano Gideon Meir: “Il 27 gennaio del 1945 i russi liberavano i prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz, nel 1948 nasceva lo Stato d’Israele – ha ricordato l’ambasciatore – ma non per la Shoah o per i sensi di colpa degli occidentali bensì per la determinazione del popolo ebraico, che non voleva più restare disperso. L’ideale sionista risale a fine Ottocento e dopo la Shoah si è solo rafforzato. Gli ebrei hanno reagito alla rovina e alla distruzione non con la disperazione ma con una spinta e una volontà di risorgere e rinascere”. In conclusione del suo intervento Meir ha invitato a dare “il giusto peso alle parole del presidente iraniano, rese ancora più feroci e pericolose dal momento in cui il suo Paese si sta dotando di armi nucleari”.
Da qui nasce l’esigenza condivisa di combinare la memoria del passato con una riflessione su quanto sta accadendo.
“Non deve essere dimenticata la volontà dello sterminio dei regimi nazisti aiutati dai regimi fascisti perché oggi questi programmi esistono ancora, soprattutto nel regime iraniano nei gruppi come Hamas ed Hezbollah” è il messaggio lanciato dall’onorevole Fiano.
Il presidente della Comunità, sulla stessa linea, dopo aver ricordato le recenti dichiarazioni di un noto politico olandese, secondo il quale gli ebrei dovrebbero consigliare ai propri figli di emigrare negli Stati Uniti o in Israele, perché potrebbero essere vittime potenziali dei numerosi musulmani non integrati in Olanda ha affermato: “Non c’è Giornata della Memoria se non si riflette su quello che accade oggi”. E ha sottolineato come la Memoria “non è per noi ebrei bensì un dono che facciamo all’umanità che dovrebbe ragionare sul perché dopo la Shoah genocidi si siano ripetuti nel mondo”.
Giorgio Israel, costatato il forte aumento dell’antisemitismo nonostante tanti anni e tante manifestazioni, ha lanciato una proposta: “Propongo un rovesciamento dell’approccio alla memoria: far comprendere il passato attraverso le minacce di oggi”.
Ostellino, dal canto suo, ricordando che storicamente “ogni volta che è comparso l’antisemitismo è stato l’anticamera per la tirannia e l’abominio in tutto il mondo”, ha incentrato il suo intervento sul “richiamo alle responsabilità della comunità internazionale” e a proposito del nuovo antisemitismo ha ironizzato su coloro che si dichiarano contro il sionismo ma non contro gli ebrei e affermato: “E’ come dire sono favorevole all’Unità d’Italia ma non al Risorgimento, è un paradosso, che però circola frequentemente”.
Dan Diker riprendendo il discorso sulle Nazioni Unite ha ricordato che esiste la convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio, del 1948, e quindi abbiano il dovere di contrastare ogni forma anche solo di incitamento all’eliminazione.
Fiamma Nirenstein nel chiudere il convegno si è detta esterrefatta di come fra i tanti incontri istituzionali susseguitesi in questi giorni, dove tutti si sono dichiarati solidali con gli ebrei, nessuno abbiano avuto “nemmeno una parola di denuncia nei confronti della minaccia che incombe”. “L’insegnamento del Giorno della Memoria – ha aggiunto – è il coraggio di denunciare lo stato dei fatti”.
“Che fine ha fatto – si è chiesta ancora l’onorevole – la Carta delle Nazioni Unite che dovrebbe combattere non solo il genocidio ma anche l’incitamento allo sterminio?”.
E con una promessa ha chiuso il convegno: “Ci muoveremo per promuovere un’azione a livello legislativo volta a riportarla in vita”.
v.m.