…ignoranza e povertà

Qualche anno fa lo storico Anthony Molho ha pubblicato i dati del censimento degli italiani all’estero effettuato nel 1871, dal quale risultavano 6947 cittadini italiani ebrei così suddivisi: Algeria 64, Tunisia 1133, Tripoli 99, Alessandria d’Egitto 1476, Cairo 871, Costantinopoli 709, Smirne 377, Beirut e Aleppo 307, Canea 38, Corfù 32, Salonicco 427, Rutsciuk 26, Trieste 976, resto Austria 25, Marsiglia 140, resto Francia 111, altri luoghi 136. A questi andavano aggiunti i numerosi ebrei italiani di altre comunità come Rodi, Ragusa (Dubrovnik), Fiume, Abbazia e Spalato. Nella maggioranza dei casi questi nuclei erano vere e proprie comunità autonome, raccolte attorno a sinagoghe attive in cui dominavano il rito italiano (quando non sopravvivevano quello siciliano o pugliese). I contatti fra queste comunità e quelle della Penisola erano strutturali, fondati in gran parte su intensi rapporti famigliari, ma a volte anche sostanziati da rapporti istituzionali e culturali di rilievo. A Corfù fra gli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento venne pubblicata una rivista ebraica in italiano – “Il Mosè, antologia israelitica” – che non aveva nulla da invidiare ai più diffusi Corriere (di Trieste) e Vessillo Israelitico (di Casale Monferrato). I rabbini che andavano a guidare le comunità ebraiche italiane del Mediterraneo erano spesso formati proprio in Italia, a Padova o a Livorno o a Firenze. Forse la più importante di tutte, quella di Alessandria d’Egitto, ebbe come rabbino Pacifico Modena, formato al Collegio rabbinico di Padova. Nel 1923 era addirittura il presidente del Consorzio delle Comunità israelitiche italiane Angelo Sereni a interpellare l’allora rabbino di Verona Dario Disegni per sondare la sua disponibilità a ricoprire la cattedra di Alessandria d’Egitto. Disegni declinò l’invito, ma pochi anni più tardi fu la volta di David Prato. Si trattava certo di una strategia nazionale – diplomatica e culturale nel contempo – che anche l’Italia provava ad attuare per estendere la sua influenza politica sul bacino del Mediterraneo, assecondata in questo dagli ebrei italiani, fedeli e ferventi patrioti. Per la cronaca, negli stessi anni anche la Francia seguiva un analogo disegno servendosi dell’Alliance Israélite Universelle. In seguito, nel giro di pochi anni sono venuti lo sconvolgimento nazista, la guerra, la nascita di Israele con l’espulsione degli ebrei da gran parte dei paesi arabi e il processo di decolonizzazione, tutti eventi che hanno radicalmente trasformato il volto del Mediterraneo e delle sue comunità ebraiche. Ed è finita tristemente così: oggi, di fronte a quel che accade in Tunisia, in Algeria, in Egitto, le nostre uniche fonti di conoscenza sono le cronache giornalistiche, che mescolano le corrispondenze sulle rivolte popolari alle dubbie parole di esponenti della politica che confondono giovani prostitute marocchine con parenti di presidenti egiziani. Direi che siamo tutti più ignoranti e più poveri.

Gadi Luzzatto Voghera, storico