…Memoria

Accade che in una città “colta” del Nord venga organizzata un’interessante giornata dedicata all’infanzia nella tragedia delle deportazioni. E accade che a fine mattinata sia previsto uno spettacolo di teatro-canzone in cui un gruppo di straordinari musicisti e attori racconti, attraverso la musica, la storia dell’Italia fascista. E accade che la platea del bel teatro sia affollata da studenti liceali attenti ad ascoltare le conferenze e le testimonianze di ebrei e di armeni perseguitati. Tutto tranquillo e, direi, quasi scontato. Senonché nel raccontare il fascismo la meravigliosa cantante comincia a intonare prima “Giovinezza primavera di bellezza” e poi, a seguire, “Faccetta nera bell’abissina”: e così accade che le ragazze (più che i ragazzi) comincino a battere le mani ritmicamente accompagnando con entusiasmo la riproposizione delle marce fasciste. Attenzione: non è un caso di neofascismo, né una polemica con il Giorno della Memoria. E’ solo un episodio-spia, fastidiosissimo ma importante, di quanto lavoro rimanga ancora da fare. Le ragazze non ascoltavano, e nonostante la lettura esplicita di una storia tragica come quella del fascismo non hanno minimamente tenuto conto delle parole e del loro significato, né del contesto. Chi se ne importa della presenza di testimoni dagli occhi tristi, chi se ne importa della rievocazione storica delle deportazioni: c’è la musica, e come se fossimo ad “Amici” della De Filippi si partecipa, perché siamo giovani! E’ di poche settimane fa la polemica sull’opportunità di far suonare Bella Ciao al prossimo Festival di San Remo, che aveva suggerito a qualche anima bella la “opportunità politica” di far suonare allora anche Giovinezza, seguendo una incredibile e distorta idea di par condicio musicale. Ma la musica, come dimostra lo sgradevole episodio descritto, non è solo parole. La musica ha una forza evocativa nello stesso tempo ancestrale e modernissima. E i teen-ager di oggi seguono ciecamente le note senza farsi domande, senza chiedere né informarsi sui drammi, sulle lacrime, sui dolori che quelle note apparentemente allegre e spensierate hanno provocato e accompagnato. E’ per questo che mi sento di proporre, dopo l’uso intensivo delle immagini che negli ultimi anni l’ha fatta da padrona nelle riflessioni sulla Memoria della Shoah, che si intensifichi il lavoro sulla musica, sulla sua capacità di trasmettere emozioni, e anche sulla sua pericolosità nel momento in cui venga maneggiata per distorcere la memoria stessa. Comincio con un suggerimento: andiamo a risentire “Koilen” di Misha Ziganoff, una melodia klezmer del 1919 che propone con 30 anni di anticipo il tema di Bella Ciao e che venne fra l’altro utilizzata nella insuperata colonna sonora di “Yiddisher glikn”, uno splendido film ebraico-russo del 1925. La trovate qui, buon ascolto.

Gadi Luzzatto Voghera, storico