Paradossi
Alla fine del primo quadrimestre siamo tutti obbligati a predisporre attività di recupero per gli allievi insufficienti; a quanto mi risulta non è previsto che si possa distinguere tra chi ha davvero difficoltà e chi semplicemente non ha avuto voglia di studiare. Se il recupero avviene fuori dall’orario scolastico costa un sacco di soldi e non è per tutti (un allievo, desideroso di esercitarsi in vista dell’esame di stato, è arrivato a chiedermi di dargli 5 di latino scritto sulla pagella anziché 6 per poter partecipare!). Se non si vogliono dilapidare le già scarse risorse rimane l’opzione del cosiddetto recupero in itinere, cioè all’interno dell’orario scolastico: può così capitare che due o tre alunni insufficienti costringano venti o trenta compagni a interrompere il regolare svolgimento del programma. A volte si predispongono attività più interessanti (per esempio incontri con ospiti illustri) riservate a chi non ha insufficienze da recuperare. Nella mia scuola tra queste attività-premio c’è anche la relazione dei ragazzi che hanno partecipato al viaggio ad Auschwitz (a loro volta scelti tra quelli con i voti migliori in storia). Quali messaggi stiamo trasmettendo? Che è giusto spendere di più per chi si è impegnato di meno? Che una minoranza ha diritto a prevaricare sulla maggioranza? Che il monito di Primo Levi “Meditate che questo è stato” è rivolto esclusivamente a chi va bene a scuola? O forse, semplicemente, che la scuola, come la vita, talvolta è un po’ bizzarra.
Anna Segre, insegnante