M’illumino di meno. Anche di Shabbat?

Molte luci di case e istituzioni pubbliche d’Italia si spengono, grazie alla benemerita iniziativa di Cirri e Solibello del programma radiofonico Caterpillar, volta a sensibilizzare il pubblico sulla necessità del risparmio energetico. Il giornale Il Foglio, sempre fuori dal coro, ha polemizzato, tirando in ballo niente meno che Prometeo, come se in gioco ci fosse uno scontro fra una concezione oscurantista, che ci vuol far tornare al buio delle caverne, e quella illuminista, del progresso e del benessere.
Se c’è un mito che bene illustra la differenza fra il mondo greco, pagano e politeista, e quello ebraico è proprio il mito di Prometeo. Mentre Prometeo ruba il fuoco agli dei per portarlo agli uomini, nella visione ebraica, come riportata nel Talmud, è esattamente l’opposto. D-o dona ad Adamo il fuoco, anzi, gli dona l’intelligenza per essere in grado di accendersi il fuoco da solo. E dato che questo avvenne alla fine dello Shabbat, noi, in ricordo di quell’avvenimento, accendiamo una candela il sabato sera e benediciamo D-o “creatore delle luci del fuoco”. Non c’è scontro fra la Divinità e l’Uomo, c’è piuttosto una collaborazione. Ma l’uso del fuoco non può essere indiscriminato e non deve portare alla morte e alla distruzione, come ha recentemente ricordato Rav Steinsaltz a Roma, in Piazza Campo de’ Fiori, dove misero al rogo Giordano Bruno (e i libri del Talmud). L’eccesso di consumo energetico, quando è evidente che le risorse non sono illimitate, e il conseguente aumento dell’inquinamento porteranno a un peggioramento della qualità di vita e non al benessere.
Ben venga quindi stasera l’invito a spengere, almeno simbolicamente, le luci delle nostre città. Ma noi ebrei come possiamo fare, visto che di Shabbat (che inizia il venerdì pomeriggio) non si può accendere o spengere né il fuoco né la luce elettrica? Per fortuna, la tecnologia ci ha messo a disposizione un semplice dispositivo, il timer, che accende e spenge la luce nei tempi prefissati, ormai talmente diffuso da trovarsi in tutti i negozi di elettricità e nei supermercati. Tutte le case ebraiche, dove si osserva lo Shabbat, ne sono provviste, permettendo così di osservare lo Shabbat senza per questo dovere stare al buio o, in alternativa, lasciare la luce accesa per 25 ore (con fastidio per gli occhi e spreco di energia).
Il timer ovviamente va impostato prima dell’inizio dello Shabbat. Ma si pone la domanda: visto che accendere la luce è un’azione proibita di Shabbat (per gli ebrei), perché si può usufruire della stessa azione se fatta da un oggetto? In effetti, questo fu uno dei tanti argomenti in discussione, riportati dal Talmud, fra la Scuola di Shammai e la Scuola di Hillel. I primi sostenevano che un lavoro vietato è vietato a prescindere da chi o cosa lo faccia; gli altri invece pensavano che il divieto è dato agli uomini, non alle cose, perché ogni lavoro proibito è un’azione che “richiede pensiero” (melèkhet machshèvet). E come nella maggior parte degli argomenti in discussione fra queste due scuole, anche in questo caso si segue Beth Hillel: grazie a loro noi oggi possiamo usare il timer per accendere la luce e spengerla, anche più volte al giorno.
Shabbat shalom e illuminiamoci di meno.

rav Gianfranco Di Segni