Il metodo zarista nelle scuole ebraiche
La formazione delle guide religiose sta a cuore (abbastanza) non solo alle varie comunità ma anche ai governi, che ogni tanto vogliono decidere quello che succede. Una storia emblematica è quella della prestigiosa Yeshiva di Volozhin in Bielorussia, aperta nel 1803, che chiuse le sue attività in modo drammatico nel 1892. I motivi della chiusura non sono molto chiari; apparentemente il suo famoso direttore, il Natziv, acronimo di Naftali Zvi Yehuda Berlin non volle piegarsi agli ordini del governo zarista che imponeva studi secolari nel curriculum formativo. La questione non è così semplice, perché forse intervennero altri fattori e la questione di principio non era il rifiuto degli studi secolari, ma il modo in cui venivano imposti: obbligo degli studenti ad avere un diploma civile, orario esclusivo di studi civili dalle 9 alle 3 del pomeriggio, studi notturni proibiti, massimo ore giornaliere di studio dieci. Neppure in Italia, dove il principio delle scuole rabbiniche era che dovesse esserci un diploma e non c’era mai stata opposizione a studi secolari, sarebbe stata concepibile una tale forma di imposizione. Ma se invece di scuole rabbiniche pensiamo alle scuole ebraiche possiamo vedere che il metodo zarista non è così lontano dalla sua applicazione.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma