Qui Milano – Uno sguardo al mare che unisce
La sponda Sud del Mediterraneo continua a bruciare. In Libia i rivoluzionari tentano di dare l’ultima spallata al dittatore Muammar Gheddafi. L’Europa, Italia in testa, si interroga su come comportarsi di fronte ai moti del mondo arabo. Emma Bonino, figura di spicco del Partito radicale transnazionale, quel mondo lo conosce bene. Soprattutto l’Egitto, paese in cui ha trascorso lunghi periodi allo scopo di apprenderne la lingua e la cultura. Alla serata organizzata dagli assessorati alla Cultura e alla Cittadinanza della Comunità ebraica di Milano, per ascoltarla insieme al professor Khaled Fouad Allam, docente di islamistica all’Università di Trieste, sono accorse centinaia di persone, facendo registrare il tutto esaurito. Senza dimenticare che proprio la Comunità di Milano più di ogni altra in Italia è sensibile al tema dei rapporti con quel bacino che “non è un mare che ci divide, ma un lago che ci unisce” secondo le parole del senatore, ricordando che una larga parte dei suoi iscritti proviene proprio dai paesi che si affacciano sulla sponda sud di quello che duemila anni fa i romani chiamavano mare nostrum. E Stefano Jesurum, giornalista del Corriere e consigliere della Comunità di Milano, che ha moderato il dibattito, ha voluto mettere in evidenza proprio il grande significato che ha assunto discutere di questi temi proprio in una scuola ebraica.
Il film-documentario sull’attività di Bonino in Egitto, realizzato da Ruggero Gabbai, ha mostrato alla platea un paese ancora lontano dai tumulti che qualche settimana fa hanno costretto alle dimissioni Hosni Mubarack, ma in cui gli spunti di apertura non mancavano, con gli interventi di giornalisti e attivisti pronti a raccontare il loro Egitto, diverso da quello privo di libertà del passato o votato al fondamentalismo islamico, che oggi molti temono.
Alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni, ha sottolineato nell’accogliere gli ospiti Daniele Nahum, assessore alle cittadinanze della Comunità, l’approccio di Emma Bonino alla politica estera che guarda prima di tutto ai diritti umani, rischia di rivelarsi più lungimirante e meno ingenuo di quello che presta attenzione alla sola convenienza politico-economica. Il perché lo spiega la stessa leader radicale “Fino a oggi la politica estera italiana si è declinata esclusivamente in chiave commerciale o geostrategica. Pur essendo questi due piani ovviamente fondamentali, senza una terza gamba, quella della promozione dei diritti umani e della libertà, non andiamo lontano”. Questo perché, ha tenuto a ricordare la Bonino “oggi assistiamo a rivolte che non sono spinte dalla fame, o almeno non nel senso più classico del termine. Questi popoli hanno fame di futuro e fame di libertà, hanno preso la piazza per sé e non per essere strumento di altri”. A rimarcare la diversità delle manifestazioni delle ultime settimane è stato anche il professor Fouad Allam “In questi giorni non abbiamo visto bruciare bandiere americane o israeliane. Non abbiamo neppure ascoltato slogan antioccidentali. Bisogna che i leader mondiali cerchino di leggere questo fenomeno senza affannarsi semplicemente a ritrasformare i paesi del nord Africa in una cintura di sicurezza per l’Europa. Serve una nuova visione del mondo. Ricordiamoci che Palermo dista 20 minuti di volo da Tunisi e Cipro 45 da Damasco. Siamo sicuri che sia così utile continuare a cercare una frontiera culturale tra nord e sud del Mediterraneo?”.
L’ultima riflessione dell’incontro è stata rivolta alle piazze e ai giovani di casa nostra. A chi tra il pubblico ha domandato come mai, di fronte ai drammatici accadimenti, alle richieste di libertà, alla terribile repressione, nei paesi occidentali nessuno sia sceso nelle strade a manifestare solidarietà, Emma Bonino ha risposto “Purtroppo siamo diventati bravi soltanto a organizzare manifestazioni contro”.
Rossella Tercatin