Techelet – L’emozionante colore delle frange celesti risplende in un reperto scoperto in Israele

Da migliaia di anni gli studiosi si interrogano sull’esatta tonalità di blu, di “techelet”, che la Torah descrive come il colore degli abiti da cerimonia indossato dai sommi sacerdoti e dalle frange che ornano i manti rituali. Forse finalmente siamo vicini a una risposta.
In una conferenza allo Shenkar College of Engineering and Design di Ramat Gan, il professor Zvi C. Koren (nell’immagine sotto), direttore del Edelstein Center for the analysis of ancient artifacts ha presnetato i risultati della sua ultima ricerca: in un piccolo pezzo di tessuto tinto d’azzurro che risale a duemila anni fa recuperato a Masada, nel quale ha individuato la gradazione di colore di techelet. “E’ come se Indiana Jones incontrasse CSI” dice Koren, commentando il risultato della propria ricerca.
“Da qualche anno in Israele operano laboratori che cercano di ricreare chimicamente il color tekhelet, commenta il Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma nell’apprendere la notizia – l’interesse di questa scoperta sta nel fatto che il professor Koren ha cercato una soluzione attraverso il reperto archeologico, chiudendo così il cerchio sull’argomento”.
Il professor Koren dirige il Centro fin dal 1991 dove è giunto dopo essere salito in Israele dagli Stati Uniti dove insegnava chimica nella Facoltà di Ingegneria alla Cooper Union for the Advancement of Science and Art in Manhattan (un’università privata conosciuta più comunemente come Cooper Union). Da anni dedica le sue ricerche agli aspetti ebraici nella chimica analitica di coloranti naturali utilizzati nell’antichità, fra cui l’Argaman, un viola rossastro, e lo Shani, conosciuto come lo scarlatto, ma anche il color porpora estratto dalle lumache Muricidaesea.
Il mistero relativo alla esatta tonalità del color “techelet” ha impegnato gli studiosi nel corso dei secoli, quello che si sapeva era ciò che viene riportato nel Talmud: questo colore era prodotto dalla secrezione di un mollusco marino. Nelle interpretazioni tradizionali il tekhelet era definito come il blu del cielo preso a simbolo per fare in modo che gli ebrei ricordassero del Creatore. Secondo Maimonide, assomigliava al colore del cielo in una giornata soleggiata, mentre per Rashi, era era il verde, oppure il colore del cielo di notte.
Ora il professor Koren, dice di aver identificato il primo esempio originale di techelet. “E’ una cosa davvero meravigliosa” commenta Koren riferendosi alla scoperta di una tonalità che si avvicina al color indaco, e aggiunge “fino ad ora, il numero limitato di coloranti blu o viola trovato sui tessuti di quel periodo in questa regione sono stati ottenuti da materiale di natura vegetale”.
La novità di questa scoperta sta invece nel fatto che il colorante usato nel campione di Masada, (un pezzo di filo da ricamo bluastro-viola), proviene da una specie di lumaca marina Murex trunculus familiare anche agli israeliani moderni. Tali sfumature sui tessili sono rari reperti in quanto erano tipicamente indossati esclusivamente dai re o dalla nobiltà.
“E’ particolarmente emozionante per gli ebrei religiosi per i quali questo colore ha una grande importanza ha commentato anche Daniella Bar-Yosef Mayer, dell’Università di Haifa archeologo specializzato nella classificazione dei gusci di molluschi.
Secondo il dottor Koren la nozione tradizionale di tekhelet – destinato a servire come promemoria del cielo – si adatta ancora. “Techelet è effettivamente il colore del cielo,” ha sottolineato “Ma non è il colore del cielo così come lo osserviamo normalmente, è il colore del cielo a mezzanotte”. “E’ come quando sei tutto solo di notte e raggiungi Dio, e questa emozione è ciò che il tekhelet vuole forse richiamare”.

Lucilla Efrati