La Passione secondo Benedetto XVI

Quei bravi ebrei che sono sempre pronti a lodare la Chiesa cattolica per quello che fa o omette di fare, dovrebbero ora rimangiarsi quanto scrissero a suo tempo, per poter ancora lodare Benedetto XVI. Avevano definito la Dichiarazione Nostra Aetate del 1965 come l’assoluzione del popolo ebraico per il crimine del deicidio. Evidentemente non avevano letto il testo della Dichiarazione, oppure non l’avevano capito, oppure peggio ancora illudevano il pubblico. Oggi sono a corto di superlativi. Tenterò quindi di ripristinare la verità.
La Nostra Aetate fu un enorme passo avanti, il solo in duemila anni, nelle relazioni fra cattolici ed ebrei.
Esso venne dopo che l’antisemitismo della Chiesa aveva segnato la strada al Nazismo con le tragiche conseguenze della Shoah. Il passaggio rilevante della Dichiarazione affermava: “E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del nostro tempo”. Questa non era un’assoluzione, ma solo una riduzione del numero dei colpevoli. Fu un passo avanti, ma le sue dimensioni ridotte non furono comprese. Perciò gli stessi osservatori stentano oggi a capire quanto ci dice Papa Benedetto XVI (stavo per scrivere il professor Ratzinger).
Con una dotta dissertazione su Gesù e la sua passione, egli sostiene che il Vangelo di Giovanni parlò dei Giudei come accusatori, ma non intendeva “il popolo d’Israele come tale”..In Marco il cerchio si allarga e compare la massa (in greco Ochlos) “In ogni caso non è indicato il popolo degli ebrei come tale, “ma solo il gruppo di sostenitori di Barabba. Secondo Matteo tutto il popolo avrebbe detto ‘il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli’”, ma il cristiano “ricorderà che il sangue di Gesù è versato per molti, per tutti. Non è maledizione, ma redenzione”.
Bella spiegazione, anche se non è ancora la dottrina ufficiale della Chiesa, ma si può presumere che venendo da tale pulpito i fedeli la terranno in grande considerazione.

Sergio Minerbi