Di fronte alla strage di Itamar

Shabat shalom Yoav. Shabat shalom Elad. Shabat shalom Hadas. Buonanotte miei piccoli bimbi. Ci ritroveremo in un posto migliore. Dove gli uomini non verranno a coglierci nel cuore della notte con un pugnale in mano. Spinti dalla sete di sangue ebraico. Fatevi dare l’ultimo bacio della buonanotte Tamar, Roy e Shai. Mamma Ruth e papà Udi continueranno a guardarvi da lassù. E a cercare di proteggervi. Dalla crudeltà umana che si accanisce contro un neonato. Dall’ipocrisia di un mondo che non ci rispetta nemmeno da morti. Chiamandoci coloni. E non israeliani. Coloni. E non esseri umani. Perché viviamo in territori conquistati col sangue dei nostri fratelli. Durante guerre di difesa dai propri nemici. Territori messi in discussione da stati che non rispettano i diritti umani. Ma si permettono di dichiarare che le nostre guerre non valgono come quelle del mondo. Stati che impiccano, lapidano, frustano. Ma che vengono ascoltati e ossequiati quando vogliono decidere del futuro dello Stato di Israele. Spero che capiate la nostra scelta. Che ci ha portato a vivere lontano dai comfort e in costante pericolo. Che ci ha tolto l’onore di passare alla cronaca come “vittime” e ha dato il privilegio al nostro assassino di non venire chiamato come tale. E’ stata una scelta di guerra. Combattuta con armi che si chiamano case, giardini, scuole e bambini. E’ stata una scelta ideologica. Una scelta di valori. Una scelta di vita. E di morte. Dettata dal fatto che riteniamo che questa terra appartenga al popolo ebraico. E a nessun altro. Fondata sulla consapevolezza che quando D-o dà miracolosamente al popolo di Israele un pezzo della sua storia, non vuole che questa venga regalata ai nemici. Buonanotte bimbi miei. Addio miei adorati. Continuate a portare alto l’onore del vostro popolo. Non gridate vendetta. Non maledite i nostri assassini. Costruite altre case, piantate nuovi alberi, riempite le scuole con i vostri bambini. Questo è il modo di combattere di un vero ebreo. O chiamatelo pure colono. Quassù, sotto al Trono Celeste, sono semplicemente un’anima ebraica. E nessun giornalista, nessun politico, nessun fanatico, nessun assassino, mi potrà privare di questo eterno onore.

Gheula Canarutto Nemni