Israele si ferma per Gilad Shalit

Tutti fermi e in silenzio come per Yom HaShoah, il giorno che ricorda lo sterminio del popolo ebraico per mano nazista. Mentre proseguono tra mille difficoltà le trattative per il suo rilascio, Israele torna con forza a chiedere la liberazione di Gilad Shalit, caporale dell’esercito israeliano ostaggio da quasi cinque anni dei terroristi di Hamas. Alle 11 esatte di mattina la vita degli israeliani ha smesso come per incanto di scorrere: i ritmi frenetici della quotidianità hanno lasciato posto a cinque minuti di silenzio e riflessione per Gilad. Un minuto per ogni anno di detenzione, lontano dagli affetti dei cari e degli amici. L’iniziativa è stata lanciata dal comitato che sostiene la liberazione di Shalit raccogliendo l’adesione massiccia di cittadini e istituzioni politiche. “Negli ultimi cinque anni – ha detto il presidente Shimon Peres durante un suo intervento congressuale a Eilat – l’intera nazione ha unito i cuori nella speranza di vedere il ragazzo tra noi in piena salute. Sentiamo ormai i componenti della famiglia Shalit come parte delle nostre stesse famiglie. Gilad è un soldato delle forze armate e posso garantire che il paese non avrà tregua finché non sarà tornato a casa. Le negoziazioni per il suo rilascio sono estremamente difficili, il nostro interlocutore non ha cuore né legge ma non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci”.