leader…

Nei capitoli 4 e 5 del Levitico la Torah prevede alcuni sacrifici espiatori per eventuali trasgressioni che alcune categorie del popolo potrebbero commettere. Per il Cohen, per la Comunità o per una singola persona questa eventualità è preceduta nel testo dalla congiunzione ipotetica “se…” , “im acohen…” se…un cohen…” etc. Per l’eventuale colpa del Nasì, il capo (di una tribù o di tutto il popolo), il testo usa invece la proposizione temporale “asher” , “qualora il capo commetterà una trasgressione…” (Levitico, 4; 22). Rashì in loco legge la parola “asher” richiamando l’appellativo di “felice”, “beato”, commentando che è beata quella generazione i cui leader riconoscono pubblicamente di aver sbagliato e fanno ammenda per i loro errori. Rabbi Israel Salanter aggiunge mirabilmente che la vera “beatitudine” di una tale generazione sta nel fatto che le persone non praticano adulazione e piaggeria nei confronti dei loro leader spingendoli a ravvedersi. Beata quella comunità che, in ragione delle sue qualità e virtù, sa richiamare i propri capi alle proprie responsabilità.

Roberto Della Rocca, rabbino