Purim…

Un movimento insolito alle spalle di un albergo in via della Conciliazione, a Roma, seguito da imbarazzanti no-comment e smentite; finalmente in serata la verità è venuta a galla: un incontro riservato tra esponenti della curia e del rabbinato, su un tema scottante di attualità, in un clima di dialogo franco e costruttivo. Ed è stato subito chiarito che l’argomento non era quello mondano della guerra nel Mediterraneo, ma una questione rituale e teologica che sta molto più a cuore alle due religioni, di cui non si riesce a venire a capo; il mistero della resistenza della kippà, il copricapo degli ebrei osservanti, che sembra non cadere mai dalle loro teste, a differenza delle varie papaline indossate dagli ecclesiastici che non resistono al primo soffio di vento. Si è appreso che gli esperti rabbini convocati, dapprima reticenti, hanno presto capito che nello spirito dei nuovi tempi bisognava collaborare e rivelare la verità. Per cui dopo aver negato le ipotesi razionalistiche e semplicistiche più comuni, come l’uso di colle speciali o di forcine nascoste, hanno fatto capire che l’insolita resistenza dipende dal tipo speciale di capello che cresce sulla testa dell’ebreo, dovuto alla combinazione di una dura cervice, un cuore non illuminato, una dieta particolare e, pare, ma su questo le fonti sono poco chiare, le delizie e i grattacapi della vita coniugale. Se queste sono le condizioni, hanno commentato dall’altra parte, sarà meglio rischiare qualche soffio di vento. La notizia sembra inverosimile, e infatti lo è. Ieri e oggi è Purim.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma