Purim e la perdita del senso critico
Tra le norme di Purim c’è l’obbligo di ubriacarsi fino a non distinguere più tra arur Haman e barukh Mordekhai, “maledetto Haman e benedetto Mordekhai”. Va subito detto che quest’obbligo di bere è interpretato in vario modo, da qualcuno in senso strettamente letterale e da altri come una minima variazione rispetto ad abitudini molto sobrie. Ma la regola non cessa di stupire, perché distinguere (o non più distinguere sotto gli effetti dell’alcool) tra Haman il cattivo e Mordekhai il buono è facile, ma dire che il cattivo deve essere maledetto e il buono benedetto è dire comunque la stessa cosa e quindi che confusione c’è. Si aggiunga il fatto, facilmente controllabile, che persino la gematrià, il valore numerico, delle due espressioni è uguale. Forse è proprio qui il sottile inganno didattico proposto dai Maestri: anche quando si pensa di aver perso il controllo della realtà le cose rimangono tali e quali. E’ solo il senso critico che è venuto meno. E solo una volta all’anno, con il vino di Purim, abbiamo il diritto-dovere di perdere il senso critico.
rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma