potere…

“…..poiché l’ebreo Mordechai era secondo solo al re Achashverosh, grande per gli ebrei e gradito alla maggioranza dei suoi fratelli….” (Ester, 10; 3) – ma non a tutti i suoi fratelli -, spiega il Talmùd, per dirci che una parte del Sinedrio prese le distanze da lui perché una volta compiuto da Mordechai il salvataggio del suo popolo egli avrebbe dovuto dedicarsi allo studio della Torah anziché proseguire l’attività politica, sia pure allo scopo di scongiurare eventuali pericoli futuri…..” ( T.B. Meghillah 16 b). Il Libro di Ester si conclude con un capitolo di soli tre versi che ci fanno capire come, dopo una Shoah sventata, la condizione degli ebrei torna alla normalità tanto che Mordechai entra nei palazzi del potere. E’ la conclusione di una storia drammatica e paradigmatica, che se da un lato ribadisce come l’ebreo ha l’obbligo di agire per il bene del paese in cui si trova, da un altro lato ci dimostra come il potere politico, quando da strumento si trasforma in modello di vita, può allontanare dalla Torah perfino un grande saggio come Mordechai.

Roberto Della Rocca, rabbino