Qui Padova – Un’intensa giornata di studio e di festa
Un’intensa giornata di studio, festa e solennità si è svolta domenica nella Comunità ebraica di Padova. In collaborazione con il dipartimento Educazione e Cultura dell’Ucei la Comunità ha dato vita a un’occasione di incontro in occasione di una grande new entry: si tratta di uno splendido Sefer Torà che rav Amedeo Spagnoletto ha da poco finito di restaurare e reso nuovamente utilizzabile per la lettura pubblica. Per celebrare l’evento è stata organizzata una giornata di studio proprio sul rapporto tra “Scrittura e identità nella tradizione ebraica” a cui ha fatto seguito la cerimonia vera e propria al tempio. Tra gli interventi quello del rav Adolfo Locci, della professoressa Donatella Di Cesare, dello scrittore Riccardo Calimani, del rav Roberto Della Rocca, del rav Amedeo Spagnoletto e del rav Rony Klopstok che hanno messo in risalto l’intima connessione tra parola scritta e orale, tra scrittura e ascolto che nella tradizione ebraica prende la piega di una tensione tra ricezione e rinnovamento della propria identità, nelle sue molteplici sfaccettature. Tensione che, come ha spiegato Rony Klopstok, scaturisce anzitutto dal fatto che si tratta di parole che vogliono esprimere
una forte spiritualità nella fisicità e corporietà di alcune lettere e “semplici rotoli”. Si tratta di un paradosso che, come ricorda anche rav Adolfo Locci citando la storia della Torre di Babele, nella tradizione ebraica è sempre in pericolo di degenerare in idolatria, quando dimentica la propria molteplicità, o in dispersione, quando perde di vista la propria unità. Come ha concluso rav Roberto Della Rocca, la parola scritta va intesa come un solco attraverso cui costruire un’identità vissuta e che quindi dovrà sempre rinnovarsi se non vuole trasformarsi in idolo. Si tratta di un vissuto, secondo le parole di Amedeo Spagnoletto, che è anzitutto la profonda consapevolezza di quello che questa scrittura rappresenta affinché essa stessa non diventi, prima che idolo, semplicemente “un inciampo” perché espressione ormai inadeguata della propria identità. Su questa scia infatti Donatella Di Cesare ha messo in evidenza quanto l’ascolto autentico, inteso nella sua accezione spazio-temporale, sia il nesso che lega questa scrittura alla costruzione dell’identità di una comunità. Ed è proprio in questa capacità di porsi in ascolto che possiamo cogliere quella Riccardo Calimani definisce la particolarità del lavoro intellettuale ebraico: un ascolto attivo in grado di rompere con la semplice chiacchiera, un ascolto che vuole ancora e sempre stupirsi, fare domande e scandalizzare se stessi e gli altri.
Ilana Bahbout