Simboli, leggi, idee
Pochi giorni fa la Grande camera della Corte europea dei Diritti dell’uomo ha accolto il ricorso del Governo italiano contro una sentenza della Corte europea. Oggetto del contendere: il crocifisso, simbolo religioso contestato da una madre di due bambini in una scuola del Veneto. I magistrati interpellati hanno sostanzialmente affermato tre principi giuridici: la competenza su questa materia spetta ai singoli stati; un emblema religioso non offende il non credente o il credente di un’altra confessione; il crocifisso non riguarda solo il cristiano, ma il complesso della nostra tradizione e della nostra cultura.
Personalmente sarei tentato – oltre alla scontata e doverosa accettazione di tutte le sentenze – di dichiararmi in disaccordo. In particolare mi sembra poco opportuno che sia un tribunale a decidere cosa offenda la sensibilità di un individuo e cosa no. La questione va posta su un altro piano: laici e minoranze religiose andrebbero tutelati in quanto portatori di diritti, in quanto cittadini, in quanto la la laicità dello stato è un principio fondamentale. Io stesso ho frequentato scuole con il crocifisso appeso, ma il fatto di non esserne particolarmente disturbato non mi pare un elemento fondamentale per individuare una soluzione equa sul piano politico e legislativo.
Trovo però interessante un’altra questione evidenziata dai giudici, quella della competenza del singolo stato secondo il principio di sussidiarietà. In effetti occorre riconoscere un dato: il crocifisso è stato oggetto negli anni di una battaglia ideologica, giusta o sbagliata che fosse. Il che forse non è un bene: su questi temi serve la massima condivisione dei percorsi e delle scelte, a partire dai livelli istituzionali più prossimi al cittadino. Le scuole, i comuni, le regioni. Promuovendo momenti di riflessione e confronto le varie comunità giungerebbero probabilmente a soluzioni diverse e creative: per alcuni l’esposizione di più simboli religiosi, per altri la loro completa soppressione, per altri ancora chissà. Alla luce dei risultati recenti, è forse opportuno lasciare più spazio alle persone, alle idee, e meno alle leggi.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas