Qui Milano – Cobi Benatoff: “Senza scuola non c’è comunità. Promuoviamo l’eccellenza delle nostre istituzioni”

L’architetto Daniel Liebeskind. L’economista Roger Abravanel. Il sindaco di Milano Letizia Moratti. Tutti insieme per aiutare la scuola ebraica di Milano e la Comunità di Milano ad affrontare le sfide del futuro. All’ordine del giorno, nella nostra Comunità di Milano, come non parlare delle Fondazione Scuola? Negli ultimi difficili anni, la Fondazione ha cercato sempre più di assumere un ruolo centrale all’interno della tutela dell’eccellenza della nostra scuola, andando a salvaguardare e migliorare quegl’ambiti, che soprattutto per ragioni economiche, non potevano esser sostenuti direttamente dalle istituzioni della Comunità. Cobi Benatoff, presidente attuale della Fondazione Scuola, parla alla vigilia della cena di gala della fondazione, una manifestazione prestigiosa e molto attesa che chiama a raccolta l’ebraismo milanese e non solo milanese assieme a esponenti della società, della cultura e della politica, afferma “sono stato uno dei creatori della Fondazione, il nostro concetto fondamentale è che se la Comunità avesse attraversato difficoltà economiche, in ogni caso, si sarebbe dovuta garantire la continuità e il futuro della scuola ebraica di Milano, sul principio fondamentale che «senza la scuola non c’è la Comunità»”.
Considerando la scuola il pilastro fondamentale dell’esistenza della nostra Comunità, come risponderebbe a coloro che più di una volta hanno chiesto la chiusura del liceo, se non dell’intero istituto?
Il liceo rappresenta la parte più consistente del deficit della scuola a causa della scarsa utenza. La mia idea è che oggi non si possa chiudere essendo un asse portante della Comunità, però, se dopo la messa a punto di un progetto serio, di un rilancio, non si dovesse riuscire a salvare la situazione, la Comunità potrebbe legittimamente prendere qualsiasi decisione. Non parliamo di giusto o sbagliato, è chiaro che chi si trova a dover gestire i fondi comunitari è giustificato a compiere determinate scelte per salvare la Comunità. Ad ogni modo, non bisogna mai abbandonare qualcosa che esiste e che è buono, come la scuola, ma bisogna fare tutti gli sforzi possibili per rilanciarlo.
Negli ultimi anni, a seguito anche della nuova gestione comunitaria, è iniziato il taglio delle spese, cercando di ridurre il deficit disastroso. Come pensa che abbia influito questo sulla scuola?
Giustamente, gli amministratori della Comunità lavorano quotidianamente per ridurre al massimo le spese. E’ una cosa normale: il buon amministratore di una società in perdita, è colui che è in grado di contenere e ridurre con criterio le uscite. È qui che entra in gioco la Fondazione con l’obiettivo di finanziare e sostenere la scuola. Abbiamo così messo a punto un programma d’investimento per rilanciare il nostro istituto, che consiste in poche parole nell’aumento dell’utenza. Aumentare il numero degli studenti significa migliorare le prestazioni e l’eccellenza della scuola. Il principio è analogo a quello di un’azienda in difficoltà: se il taglio delle spese comporta anche il sacrificio delle qualità, l’azienda fallisce. Se invece, si investe per migliorare le potenzialità apportando innovazioni, aumenta la possibilità di rilancio e soprattutto di crescita.
Come aumenterebbe l’utenza?
La Fondazione deve essere lo strumento della Comunità per sensibilizzare e richiamare tutti i suoi membri a sostenere un programma di rilancio per l’istruzione. Nella scuola elementare e inferiore di secondo grado l’utenza è buona, i problemi si trovano al liceo, ove il numero degli studenti è significativamente basso, di conseguenza il costo aumenta. Noi cerchiamo d’intervenire in due modi: da un lato sul piano economico, offrendo 50/100 borse di studio a famiglie che, per ragioni economiche, non possono permettersi d’iscrivere i figli a una scuola privata, perché ricordiamoci la scuola ebraica è un istituto privato. La Fondazione si prefigge inoltre di pagare anche le rette totali di chi appunto non ne ha la possibilità. Pubblicizzeremo a tutti i membri della Comunità questa proposta, le famiglie interessate prenderanno contatto; naturalmente salvaguarderemo la privacy nella maniera più assoluta. Il secondo modo invece riguarda la qualità. Parlo di qualità effettiva e di qualità percepita. La qualità percepita, è in un certo senso l’idea e l’immagine che si possono avere della scuola, e che purtroppo spesso non coincidono con la realtà, perché molti criticano ingiustamente il nostro istituto, senza aver alcuna teoria fondante del proprio giudizio. Io voglio cambiare e migliorare la qualità percepita, dimostrare a un qualsiasi genitore che “se mandi tuo figlio a questo liceo, lo mandi al miglior liceo di Milano”.
In che modo effettivamente migliorerebbe le qualità?
Stiamo mettendo a punto dei programmi extracurricolari, per esempio, Euromath, evento internazionale di approfondimento della matematica, o Youth and United Nations, in altre parole mandare dei ragazzi a New York a partecipare a delle conferenze ONU. Vorremmo inoltre promuovere dei laboratori di lingua, per garantire a ogni studente la conoscenza perfetta di una lingua straniera, infine dei corsi di “Speech and debate” come nelle scuole anglosassoni, per insegnare le tecniche di dibattito e la capacità parlare in pubblico. Queste sono le idee: aggiungere attività extra-scolastiche che possano influire positivamente sull’immagine della scuola, ma soprattutto sulla formazione e la preparazione al mondo universitario e del lavoro di ogni singolo alunno. Inoltre pensavo a creare un fondo di borse di studio per università in tutto il mondo, da assegnare ai migliori studenti, in modo che possano avere la possibilità di studiare nei migliori atenei riconosciuti internazionalmente. Vogliamo aggiungere a un programma scolastico tradizionale nuove attività importanti per il curriculum di ogni giovane e per migliorare nell’essenza la qualità del nostro istituto. Attualmente, già dal 2008, stiamo promuovendo, con l’aiuto di Guido Osimo, docente di matematica e matematica applicata all’Università Bocconi, il Progetto Qualità, che consiste nell’introduzione di un sistema di valutazione degli insegnanti in modo da incentivare il miglioramento di ogni docente.
Possiamo considerare valido questo nuovo strumento di giudizio per migliorare la qualità dell’insegnamento?
Certamente, sulla base di questionari e interviste si estrapolano dei giudizi sulla qualità di ogni insegnante (i risultati ovviamente sono privati). Dopo due anni abbiamo già avuto i primi riscontri positivi, molti docenti, in primo luogo la preside, si sono dichiarati pienamente soddisfatti. Inoltre, questo ci permette di mettere a disposizione dei fondi per nuovi progetti promossi dagl’insegnati migliori, come ad esempio l’Euromath sostenuto dalla professoressa Maknouz, che l’anno scorso ha portato il giovane Isacco Levy a esporre il suo elaborato sulla crittografia moderna applicata al sistema bancario, e quest’anno permetterà a cinque giovani studentesse di fare altrettanto coi propri progetti matematici.
E il grande evento di Gala di mercoledì?
L’evento di mercoledì è fondamentalmente una serata di found raising, per raccogliere fondi al fine di aiutare la Comunità nel Progetto Sostegno. Esso consiste nell’offrire le ore di Sostegno necessarie per aiutare gli studenti affetti da disabilità a raggiungere il massimo nell’acquisizione di saperi e competenze. Secondariamente l’evento ha anche un altro scopo: quello di richiamare la sensibilità di tutti i membri della Comunità intorno alla sua scuola, per questo la serata si svolgerà nell’Aula Magna. Bisogna “vedere e toccare con mano” per capire quanto sia importante la scuola, in modo che un domani, tutti siano disposti ad aiutare economicamente il nostro istituto, che nella realtà della Comunità milanese e senza dubbio la cosa più importante. Questa serata serve per poter dire e capire che la scuola deve esistere e diventare sempre migliore.
Noi siamo l’unica Comunità ebraica ad avere tre istituti, non sarebbe più giusto avere “una Comunità, una scuola”?
Sicuramente ci vuole un unico sistema scolastico ebraico milanese, eventualmente diviso al suo interno per soddisfare tutte le esigenze di chi per esempio, per proprie ragioni e ideologie, ha deciso di fondare altri istituti. Bisogna approfittare delle risorse che abbiamo a disposizione, è inopportuno farsi concorrenza in una Comunità relativamente piccola come la nostra. Ci deve essere un forte richiamo a comprendere la realtà in cui siamo, bisognerebbe sedersi a un tavolo e trovare delle soluzioni congiunte e non separate, per creare un’unica scuola.
Cosa si aspetta da questi nuovi progetti e nei prossimi anni?
Devo dire la verità, già per questa serata abbiamo avuto un numero di richieste di partecipazione molto superiore a quello che ci aspettavamo, anche dai primi contatti che ho avuto, ho trovato una buona disponibilità ad aiutare. Io sono ottimista, mi auguro che la realtà poi diventi positiva.

Francesca Olga Hasbani