Pacifici: “Priebke criminale che non si è mai pentito”
“Alziamo la nostra voce e ci uniamo al coro delle proteste, perché intervengano le istituzioni, militari, civili o politiche. Si pronuncino, e ci dicano se siamo soli in questa battaglia”. Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, lancia un appello alle istituzioni, e dichiara tutta la sua indignazione e rabbia per le foto pubblicate dal settimanale “Oggi”, che ritraggono Erich Priebke mentre si reca a cena in un ristorante romano all’indomani delle celebrazioni dell’anniversario della strage alle Fosse Ardeatine. Non è la prima volta che l’ex gerarca nazista, ai domiciliari, viene fotografato per le strade della capitale, a spasso con la sua scorta. Ma stavolta, dice Pacifici, “è arrivato il momento di dire basta”. “Le proteste dei familiari delle vittime sono un atto dovuto – dice Pacifici – per un eccidio che ha coinvolto uomini di diverse fedi, estrazioni, ebrei, militari, uomini di chiesa, oppositori politici, passanti. E’ stato uno spaccato di vittime che rende la condivisione di questa Memoria, come ha ricordato il presidente della Repubblica Napolitano, un fatto di unità nazionale. Adesso siamo stanchi di essere presi in giro – attacca l’esponente della Comunità ebraica romana, parlando con Omniroma – Queste foto sono un’ ulteriore sfida, un tentativo di ingannare la giustizia, l’Italia, vittima del nazismo e del fascismo, e di deridere la storia scegliendo una data alquanto simbolica – il giorno dopo le commemorazioni della strage -. Presentandosi in un ristorante, accede a un diritto riservato ai cittadini liberi. Non lo possiamo tollerare”. “Il nostro basta – continua Pacifici – è diretto a coloro che devono vigilare sugli arresti domiciliari. Siamo di fronte a un bivio: o questo Paese si prende la responsabilità politica e morale di renderlo libero – con un risparmio per le casse dello Stato, dati i costi che bisogna sostenere per pagare la scorta che lo segue quando esce – oppure si deve tornare all’applicazione rigorosa di quella sentenza, che ha riscattato l’onore dell’Italia, condannando una persona a scontare una pena, nonostante l’età”. Alcune “agevolazioni” non vengono contestate da Pacifici: “Non ci siamo opposti agli arresti domiciliari, e non contestiamo neanche il fatto che si debba sottoporre eventualmente a delle cure mediche. Non ci siamo neanche opposti anche laddove il detenuto ha chiesto di poter andare tutte le domeniche in chiesa, nel rispetto dei sentimenti religiosi che anche i criminali hanno diritto ad esprimere”. Il presidente della comunità ebraica rivolge un appello al “ministro della Giustizia, persona sensibile, alla magistratura che concede le autorizzazioni, a forze dell’ordine che devono vigilare sulla custodia, all’opinione pubblici: a loro dico, ‘non lasciamo soli i familiari vittime’”. “Chiedo al sindaco, al presidente della Provincia e quello della Regione – continua – ma anche ai sindacati, di pronunciarsi e di dire se siamo soli in questa battaglia”. Pacifici è perentorio: “La mia non è una minaccia, ma una promessa. Se non dovessimo ricevere delle risposte, lanceremo una campagna di mobilitazione che non sarà uno scherzo. Siamo pronti a circondare la casa di Priebke, un criminale che non si è mai pentito dei suoi crimini, e non ha mai chiesto scusa”.