maldicenza…

Pettegolezzo e maldicenza sono oramai un vezzo incorreggibile del nostro vivere comunitario. Usare un linguaggio aggressivo, fare rivelazioni scandalistiche sembra rispondere sempre di più alle regole del costume sociale e politico. La maldicenza deliberata e meditata è divenuta l’arma più utilizzata con cui combattere il prossimo e le sue idee. Ad approfondire il collegamento fra lebbra e maldicenza è il Chatam Sofer (Rabbi Moses ben Samuel Sofer o Schreiber, 1762-1839), che, nel commentare la Parashà di Tazria (Vajkrà, 13: 2), collega i tre sintomi comuni della tzaraat con i tre motivi che inducono le persone a parlare contro altre persone: 1) seeth (protuberanza): chi fa maldicenza la fa per innalzarsi e gonfiarsi rispetto agli altri; 2) sappachat (scaglia): nel fare maldicenza ci si associa (sippuach) e ci si uniforma a un gruppo per essere accettato dal gruppo stesso; 3) baheret (macchia lucida): si fa maldicenza per discolparsi da qualcosa. Si tenta di chiarire (levaèr = chiarire) le ragioni del proprio atteggiamento per discolparsene e quindi si proiettano sugli altri alcune proprie responsabilità.

Roberto Della Rocca, rabbino