Perdono e Giustizia

Sabato scorso, a Roma, è stata celebrata la XVII Giornata della Memoria del genocidio del Rwanda. Uno dei crimini più efferati e terrificanti del XX secolo, perpetrato da assassini appartenenti all’etnia Hutu nei confronti dei connazionali Tutsi. Secondo i calcoli delle Nazioni Unite, più di ottocento mila morti in poco più di un mese, mentre la comunità internazionale si ostinava in una colpevole indifferenza e i governanti dell’epoca incitavano al massacro.
Yolande Mukagasana, scrittrice candidata al premio Nobel per la Pace nel 2010, sopravvissuta all’omicidio della sua gente, di suo marito e di tutti i suoi figli, ha ricordato al pubblico quali sono i cardini del suo impegno di testimone: «Occorre» ha dichiarato «ritrovare persino la gioia di vivere. Si può essere un sopravvissuto, ma la sopravvivenza non può diventare uno status permanente, perché la sopravvivenza non è vita». La donna, che gira il mondo in lungo e in largo per ricordare lo sterminio del suo popolo e per creare nel suo paese la «Collina dei Giusti», ha spiegato che a fine anno tornerà in Rwanda per vivere quotidianamente insieme alle persone che come a lei hanno sofferto.
Nel corso della manifestazione Moni Ovadia ha citato il passo del Talmud in cui è scritto che il mondo poggia su tre cose: la giustizia, la verità, la pace. Senza un solo accenno all’odio, la donna gli ha indirettamente risposto affermando: «Non si può vivere senza perdonare, ma per perdonare c’è bisogno di giustizia, e per avere la giustizia serve ritrovare l’umanità».

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas