…citazioni
Sempre più spesso, pensando a cosa scrivere in questo spazio dell’Alef/Tav del lunedì, mi sento tentata dall’utilizzare una citazione. Una citazione fulminante, che dica tutto quello che c’è da dire senza equivoci, senza difetti di scrittura, appoggiata a una firma che di per sé goda d’autorità indiscussa. Vedo che ieri lo ha fatto Bidussa, citando Einstein, e Gadi Luzzatto Voghera, citando Sabbato Graziadio Treves sulla giustizia. Ma mi domando quali siano in me le spinte a privilegiare la citazione sull’invenzione: la volontà di guardare più lontano, per essere, usando l’antica immagine, “come nani sulle spalle dei giganti”, oppure un senso di inadeguatezza delle parole? Quasi citando, usando cioè le espressioni di chi usava ancora parole adeguate ad esprimere i concetti e tali da trovare all’esterno immediata comprensione, si potesse ancora cogliere la realtà o il pensiero, incidere sull’altro. Forse, chissà.
Anna Foa, storica