Moshè Landau (1912 – 2011)
Se ne è andato nei giorni in cui si ricorda il Cinquantenario di quel drammatico processo che commosse e tenne il mondo col fiato sospeso. Presidente del tribunale che condannò a morte Adolf Eichmann (nell’immagine in basso una fase del processo), il giudice Moshe Landau è morto ieri a Gerusalemme all’età di 99 anni appena compiuti. Nato a Danzica nel 1912, Landau era emigrato nel protettorato britannico di Palestina nel 1933 dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza a Londra e da quel momento aveva dato un contributo decisivo allo sviluppo dei diritti civili e all’indipendenza della magistratura nel nascituro Stato di Israele cogliendo molti e significativi riconoscimenti nel corso della sua lunga carriera.
Traguardi culminati nella nomina a giudice della Corte Suprema e alla partecipazione a importanti commissioni d’inchiesta tra cui quella che investigò sulla guerra del Kippur e sulle carenze delle forze di difesa israeliane in occasione di tale drammatica circostanza. Landau era stato inoltre il primo presidente della Commissione che dal 1962 si occupa di attribuire lo status di Giusto tra le Nazioni a quanti misero in pericolo la propria esistenza pur di salvare anche un solo ebreo dallo sterminio durante le persecuzioni nazifascite. Nell’apprendere la notizia della sua morte, diffusa mentre in Israele avevano inizio le commemorazioni di Yom HaShoah, il presidente Shimon Peres ha espresso il proprio cordoglio a nome di tutta la nazione. “Il giudice Landau – queste le parole usate da Peres – ha lasciato il segno nella sfera pubblica fissando precedenti che ci accompagnano fino ai giorni nostri e che sono elementi costitutivi della nostra democrazia. Landau vedeva il suo ruolo come una missione civile e sociale per il bene del suo popolo e lo Stato di Israele lo ricorderà come un modello di leadership coraggiosa”.
Adam Smulevich