ricorrenze…

16 ottobre, rastrellamento degli ebrei romani, ricordato nella data civile (chissà perché non nella data ebraica). 24 marzo, eccidio delle Fosse Ardeatine, ricordato in data civile e in data ebraica (ultimo giorno di Adar). 10 di Tevet, antico digiuno di origine biblica, dedicato dal rabbinato di Israele alla recitazione del qaddish per tutte le vittime della Shoà di cui non si conosce la data di morte. 27 Gennaio, liberazione di Auschwitz, giornata della memoria, istituita dal parlamento italiano. Infine, ma non ultima per importanza, la data di oggi, Yom hazikkaron lashoà welagvurà, nel giorno della fine della rivolta del ghetto di Varsavia, istituita dal parlamento israeliano, facendo coincidere, non senza polemiche, il ricordo della Shoà con quello della resistenza ebraica armata. Abbiamo le memorie locali che non si spengono, le decisioni dei rabbinati e dei parlamenti, le anime e le identità che si lacerano nel ricordo e spesso anche sul ricordo si dividono. Almeno cinque date per gli ebrei italiani. E’ troppo, è poco? Attendiamo il momento in cui secondo le nostre aspirazioni e le nostre preghiere tutti questi giorni saranno trasformati da giorni di lutto a giorni di gioia

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma